Uno dei Paesi più liberi, almeno secondo i canoni occidentali, è la Mongolia: chi l’avrebbe mai detto!
Il risultato che non ti aspetti, visto che si tratta di un’«isola» felice circondata da un «oceano» che definiremmo illiberale, almeno stando ai canoni occidentali. Si tratta dalla Mongolia, ed è emerso dal report pubblicato da Freedom House, sul Freedom in the world 2015. Già, poiché se si dà un’occhiata alla mappa pubblicata sul sito internet freedomhouse, si nota immediatamente che, secondo le quattro dimensioni classificate da Freedom House per misurare il grado di libertà nei diversi Paesi del mondo (Free, Partly Free, Not Free e Worst of the Worst), su una diversa scala di punteggi, nella quale al massimo grado di libertà è assegnato il numero 1, mentre al più basso il 7, la Mongolia, pur trovandosi confinante con quattro Stati con un basso livello di liberalismo, ha dato prova di una performance positiva, visto che per quanto riguarda il Freedom Rating Freedom House le viene assegnato 1.5 per i Freedom Ratings, 1 per i Political Rights e 2 per le Civil Liberties. Se si pensa che a nord la Mongolia confina con la Russia, alla quale Freedom House assegna, per tutte e tre le voci tre 6, che da sud-ovest a est è toccata dalla Cina, a cui il rating dà, rispettivamente alle tre voci, 6.5, 7 e 6 e che a questi si aggiungono a ovest il Kyrghyzstan, con tre 5 e, un po’ più a nord, il Kazakhstan, che prende 5.5, 6 e 5, il quadro appare abbastanza chiaro. Evidentemente diversi fattori hanno dovuto pesare sull’aumento della qualità democratica del Paese, dopo l’elezione del presidente in carica Elbegdorj, che si è aggiudicato un secondo mandato di quattro anni alle elezioni presidenziali del giugno 2013, sconfiggendo due avversari nel primo turno di votazione, creando anche un clima di pacificazione, amnistiando il suo predecessore, Enkhbayar, il quale era stato condannato per corruzione nel 2012. Il paese, poi, da un punto di vista economico, ha continuato a registrare una crescita economica, grazie alla sua ricchezza di minerali, nel corso del 2013, «anche se la corruzione, il potere dei politici associati a specifici interessi commerciali e la politicizzazione dei media», come si legge sul sito internet di Freedom House, «rimangono
Vito de Luca