In questi ultimi tempi infuria la battaglia sulla riforma della magistratura: chi la ritiene una soluzione, chi l’affossa perché favorisce chi può permettersi buoni avvocati; chi preme per una prescrizione breve e chi per il “fine pena mai”…
Ma, modestamente, ci sembra che non vengano affrontati alcuni temi che per Libertates sarebbero fondamentali:
- la separazione delle carriere.
Perché un pubblico ministero e un giudice devono poter scambiarsi di ruolo durante la carriera pur esercitando funzioni diverse? Infatti il giudice ha la funzione di valutare le ragioni delle parti, mentre il pubblico ministero è una delle parti: l’accusa che rappresenta gli interessi dello Stato e della collettività - la divisione tra magistratura e politica.
Non dovrebbe essere permesso a un giudice di presentarsi candidato in una regione in cui ha esercitato la sua funzione. Questo per evitare che la sua attività venga condizionata dalle campagne politiche. Per lo stesso motivo occorrerebbe che un magistrato abbandoni una volta eletto a una carica politica o, per lo meno, non possa ritornare a fare il magistrato nella regione in cui ha avuto una carica politica. - un criterio di merito per la valutazione delle carriere. Attualmente si fa carriera in magistratura per anzianità di servizio oppure, come purtroppo abbiamo dovuto vedere, a maneggi e accordi tra le varie correnti. Naturalmente è questo un campo ove è difficile applicare criteri di efficienza e produttività sia per la necessità di garantire l’indipendenza e l’autonomia del giudice sia per l’obiettiva difficoltà di stabilire criteri validi. Non sarebbe applicabile il criterio di valutare un giudice in base al numero di processi definiti oppure ai tempi di stesura delle sentenze perché ci sono differenze abissali tra un processo e l’altro e perché si favorirebbero coloro che privilegiano la velocità nel giudicare all’accuratezza e alla serenità di giudizio. Ci sarebbe però un criterio facilmente adottabile: quello dei giudizi ribaltati in appello o in Cassazione. Tanto più sono i giudizi confermati in secondo grado, tanto più è efficiente il giudice.
Sono proposte tra l’altro a costo zero o quasi e che inciderebbero sull’efficienza della magistratura; che permetterebbero ai tanti, tantissimi, giudici efficienti e volonterosi di ottenere riconoscimento delle loro capacità e ai cittadini ri ritrovare quella fiducia nella magistratura che è un elemento portante di ogni Paese democratico e liberale.
di Angelo Gazzaniga