Sta venendo al pettine il nodo della sanità nel Lazio.
Già nel 2005 era scoppiato il primo scandalo: i debiti del sistema sanitario laziale erano di 10 miliardi di euro (cioè 20.000 miliardi di vecchie lire).
A questo punto per evitare il tracollo lo Stato (cioè noi tutti) ha prestato 5 miliardi alla Regione Lazio: da rimborsare in 30 anni al ritmo di 300 milioni all’anno. Prestito concesso con l’impegno di ridurre spese e sprechi e che ha portato ad una situazione vicino al tracollo: ha fatto il giro del mondo la fotografia di malati che al Pronto Soccorso del San Camillo (il più grosso ospedale di Roma) venivano visitati per terra come in un ospedale di guerra; situazione indegna di un paese civile e che, come sempre, colpisce i più deboli, i più poveri, i più indifesi.
Dopo questa cura di tagli e risparmi si potrebbe pensare che la situazione sia in via di soluzione: nient’affatto. Il debito resta di 10 miliardi di euro e il disavanzo della gestione 2011 è di 1 miliardo e 140 milioni: cioè tutto da rifare!
Ma perché succede tutto questo? Perché viene applicato un federalismo alla rovescia: ogni regione ha la facoltà di spendere come e dove vuole, senza che i cittadini possano scegliere o giudicare quanto spendere, come spendere e dove spendere.
Abbiamo quindi tagli indiscriminati alle prestazioni erogate, ma sprechi e ruberie nella gestione. Basti pensare che nel Lazio ci sono 1600 primari, che 5 centri per il trapianto di fegato fanno 98 interventi in un anno (mentre, in Piemonte, uno solo centro ne fa 137!), che al Policlinico esiste un’Unità Operativa di “Tecnologie cellulari-molecolari applicate alla malattie cardiovascolari” creata ad hoc per Giacomo Frati (ndr figlio del rettore della Sapienza…).
Solo un vero federalismo fiscale che permetta ai cittadini di decidere livello e qualità della spesa e di controllarne gli esiti (coma da sempre sostengono i Comitati, vedi il nostro “Contro gli statosauri”) permetterebbe di ridurre costi e sprechi senza peggiorare i servizi, anzi migliorandoli e rendendoli più adeguati alle esigenze e richieste dei cittadini.
Angelo Gazzaniga