Tutti noi abbiamo visto quanto successo a Roma a causa della nevicata: blocco totale della città, disservizi, accuse ecc ecc
Questo è avvenuto indubbiamente per inefficienza, incapacità e cattiva gestione (chiamiamola così…) della cosa pubblica: quando si scopre che l’azienda dei trasporti di Roma ha in dotazione catene per 200 dei suoi 2000 autobus; che un set di catene costa circa 200 euro, che quindi si può calcolare che con meno di 400.000 euro si sarebbe potuto risolvere almeno in parte il problema; che in questi anni l’Azienda dei trasporti di Roma ha aumentato il personale di 400 unità (quindi con un costo di circa 400×50000) con una spesa di 20milioni di euro l’anno è facile arrivare a queste conclusioni.
Ora veniamo a sapere (da un articolo di Rizzo apparso su “Il Corriere economia”) che l’AMA (cioè l’Azienda per le pulizie e la raccolta rifiuti del Comune di Roma) ha indetto una gare per la pulizia dei propri uffici. Per essere più chiari: l’azienda pubblica delegata alla pulizia della città affida ad una ditta privata un appalto di 19 milioni di euro l’anno per pulire i propri uffici: tutto questo dopo aver aumentato i propri organici del 25% negli ultimi due anni.
Per noi l’argomento interessante è un altro: è questo un esempio di come un ente pubblico (Stato o comune non cambia nulla) non dovrebbe comportarsi nel gestire i servizi.
Dal punto di vista del servizio di trasporto pubblico il comune di Roma (come del resto quasi tutti gli altri comuni italiani) si è sempre rifiutato di introdurre un elemento di concorrenza facendo gare per l’aggiudicazione del servizio. Gare previste e richieste già dieci anni fa dalla UE e regolarmente disattese: meglio un servizio cattivo, costoso e inefficiente, ma in regime di monopolio e di controllo diretto da parte del comune.
Dal punto di vista del servizio di spalatura della neve ci si è invece affidati al “laissez faire” più spinto: il servizio è stato tolto all’AMA (quella che affida la pulizia dei propri uffici ad altri e che ha aumentato del 25% i propri dipendenti) per affidarlo a club, associazioni e cooperative varie senza alcun controllo o appalto. Risultato: non si è visto nessuno quando era il momento di intervenire.
Anche in questo caso occorre non un mercato libero o un monopolio, ma un libero mercato: un mercato cioè in cui ci sia da una parte una concorrenza tra diverse offerte, una gare tra di esse, dall’altra precise regole a cui attenersi nel fare il servizio, un controllo nella sua esecuzione e un giudizio alla fine del contratto.
L’ente pubblico non deve essere cioè né un imprenditore (tanto più monopolista) né un erogatore di contributi: il suo compito deve essere quello di indicare cosa serve ai cittadini, stabilire regole e paletti per la gara, controllare l’esecuzione del servizio, prendere provvedimenti in caso di inadempienza: niente di più e niente di meno; solo così avremo servizi di interesse pubblico efficienti, meno costosi e trasparenti.
Angelo Gazzaniga
Portavoce dei Comitati per le Libertà