La Costituzione italiana è nella bufera: chi vorrebbe mantenerla immutata a qualsiasi costo (“è la più bella al mondo”), chi vorrebbe stravolgerla riscrivendola nei suoi punti fondamentali, chi vorrebbe fare delle modifiche parziali (riscrivendone alcune parti), chi vorrebbe fare solo dei piccoli ritocchi…
Ognuno difende la propria ipotesi spesso più per ragioni ideologiche o per interessi di parte (o meglio di partito) che per ragioni oggettive.
Cosa chiediamo noi?
Partiamo da una premessa fondamentale: una costituzione per quanto elemento fondamentale di un sistema giuridico come il nostro e base per tutte le altre normative, non è che una legge: e come tutte le leggi è espressione dei problemi, delle attese, delle situazioni del tempo in cui è stata fatta: non esiste legge immutabile; ed una legge è tanto più legata al proprio tempo quanto più e dettagliata, complessa e particolareggiata.
Abbiamo alcuni esempi eclatanti: un codice (nel senso di sistema giuridico bloccato e omogeneo come lo si intende nel diritto italiano) è naturalmente soggetto a modifiche, verifiche ed aggiornamenti periodici (basti pensare a quante modifiche ci sono state nel codice penale italiano dai tempi dell’Unità); mentre una legge “costituzionale” che riguardi solo i principi fondamentali può rimanere invariata anche per secoli: sarà l’interpretazione che cambia: basti pensare alle leggi delle XII tavole romane o alla Costituzione degli USA.
A questo punto diventa chiaro come:
- considerare la Costituzione come un “testo sacro” immutabile per sempre sia un discorso ideologico (pur con tutto il rispetto per studiosi quali Zagrebelsky o Rodotà): non cambiamo nulla per non correre il rischio di peggiorare qualcosa…, se iniziamo con i cambiamenti non sappiamo come finiremo..,, la Repubblica ha funzionato bene finora, quindi…, e se poi eleggessero Berlusconi?..Ma se il cambiare pone inevitabilmente qualche rischio, l’immobilità è altrettanto, se non più, rischiosa: quante democrazie sono prima invecchiate e poi crollate per non aver voluto, o risaputo, cambiare!
- Il riscriverla completamente stravolgendone i principi è altrettanto irrealizzabile: la nostra Costituzione fa riferimento a principi generali comuni a tutte le democrazie occidentali: principi che restano validi ed attuali da secoli: il volerli cambiare può avere il solo significato di cercare di introdurre nuove regole utili alla propria parte politica. Se proprio dovremmo fare un’osservazione è che negli articoli iniziali della Carta costituzionale (quelli in cui si indicano i principi-guida) non si parla quasi mai di libertà
- La sola soluzione possibile (e che noi ovviamente da sempre auspichiamo) è un aggiornamento, un adattamento ai mutamenti delle condizioni sociali, economiche, storiche e politiche nel frattempo avvenute. Infatti la Costituzione è stata scritta quando l’esperienza del fascismo (e della guerra civile) era appena terminata: una delle preoccupazioni fondamentali è stata quella di rendere impossibile il ritorno ad una dittatura. Infatti il bicameralismo perfetto, il Presidente inteso come “notaio”, la riduzione del potere dell’esecutivo (il presidente del Consiglio), l’autonomia della magistratura garantita il più possibile sono tutti aspetti intesi a chiudere quelle falle e quegli aspetti dello Statuto albertino che avevano più facilmente permesso a Mussolini la presa del potere. Nel frattempo c’e stata la globalizzazione, l’immigrazione è divenuta da attiva a passiva, l’Italia da paese agricolo è diventata una delle massime potenze industriali, la morale e la visione sociale hanno avuto cambiamenti profondissimi ecc. ecc…
Per far fronte a tutti questi cambiamenti occorre modificare il meccanismo di funzionamento dello Stato, in modo da adeguarlo ai tempi: occorre più velocità nelle scelte, più autonomia nelle decisioni, più responsabilità individuale, altrimenti (e già lo vediamo) in un mondo sempre più globalizzato e rapido nelle scelte saranno guai per tutti noi.
Sono queste modifiche che non devono servire ad avvantaggiare qualche partito o qualche parte sociale: si tratta di prendere decisioni nell’interesse di tutti per il futuro del nostro Paese e delle future generazioni (una volta tanto).
Per questo noi non possiamo che sostenere con convinzione:
- il presidenzialismo (che permetta ai cittadini di nominare direttamente il capo dell’esecutivo)
- il sistema elettorale maggioritario uninominale con primarie certificate ed obbligatorie (con cui i cittadini possono scegliere chi li rappresenta, eleggere il proprio rappresentante e giudicarlo alla fine del mandato)
- la modifica del Senato in Camere delle Regioni (per sveltire le procedure di approvazione delle leggi mediante un sistema di fatto unicamerale)
- l’allargamento dei sistema dei referendum (elemento primario per la democrazia diretta)
A questo scopo proponiamo di appoggiare l’iniziativa di legge popolare di Giovanni Guzzetta e consigliamo i nostri libri pubblicati dalla Bibliotheca Albatros: “Maledetta proporzionale”, “Fuori i secondi! Il presidenzialismo che ci può salvare” e “Dialoghi sulla seconda repubblica”.
Angelo Gazzaniga
Portavoce dei Comitati per le Libertà