La saga (o “sagra”?) delle concessioni balneari

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In Europa c’è una guerra in corso, l’inflazione sta salendo inesorabilmente, il covid non è ancora completamente sconfitto; in Italia invece si discute e si è rischiata la crisi di governo perle concessioni balneari…
Immaginiamoci in commenti che si fanno all’estero!
Questa delle concessioni balneari è una questione che si trascina da tre generazioni, cioè da più di 80 anni: infatti la legge di riferimento è quella del Codice della navigazione del 1942 che viene modificato nel 1992 con l’introduzione del “diritto di insistenza”: in pratica il diritto del concessionario viene rinnovato automaticamente ogni 6 anni e comunque ha la preferenza rispetto a nuovi pretendenti.
Tutto questo ha portato a due lettere di mora della UE nel 2009 in base alle quali Parlamento italiano ha soppresso il diritto di insistenza allineandosi così alle disposizioni europee nel campo della concorrenza; ma (e nel caso della politica italiana spesso i “ma” sono fondamentali) ha subordinato la messa in gara delle concessioni alla stesura di un nuovo diritto della navigazione. In questo modo si è giunti alla proroga provvisoria delle concessioni sino al 2034!
Situazione scandalosa non solo per la situazione di virtuale monopolio dei concessionari, ma anche e soprattutto perché in Italia le spiagge libere sono una piccolissima parte (soprattutto le spiagge peggiori e peggio mantenute) e perché i concessionari praticamente non pagano quasi nulla. Un solo esempio: nel comune di Arzachena il canone medio è di 322 euro l’anno, mentre un ombrellone negli alberghi della zona può costare anche 400 euro al giorno!
A questo punto la situazione avrebbe dovuto essere chiusa in quanto il Consiglio di Stato ha decretato la cessione dei canoni entro il 2023.
Ma ciononostante si è continuato a proporre rinvii e continuazioni delle concessioni con i più svariati pretesti: da quello che si aprirebbero le porte alle multinazionali a quello dei mancati rimborsi ai vecchi concessionari, per terminare con la richiesta di calcolare i rimborsi in base a una autocertificazione dei gestori: pura follia contabile n base alla quale il venditore deciderebbe autonomamente il prezzo senza nessun giustificativo!.
Queste giustificazioni sono la più lampante dimostrazione che il vero motivo di tutte queste motivazione è semplicemente la paura di perdere voti o il desiderio di fare favori ai soliti amici…
Infatti si sono aperte le porte alle multinazionali in campi ben più importanti come nella grande distribuzione o nella produzione di energia e per quanto riguarda i rimborsi esiste un sistema collaudato e applicato in tutto il mondo: chi subentra deve rimborsare le quote di investimenti non ancora ammortizzati. Con un solo problema: occorre che ci sia una contabilità ufficiale e che non ci siano state operazioni in nero…
Comunque, nessun problema: ecco la soluzione all’italiana. Niente prolungamenti per legge, ma il rimborso verrà stabilito dal regolamento attuativo quando sarà approvato; cioè alle calende greche…

di Angelo Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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