18 anni per costruirla, il doppio delle spese previste e adesso scopriamo che si è anche spostata di 5 metri!
La “Nuvola”, quel gigantesco edificio di vetro e acciaio che dovrebbe essere il nuovo centro congressi di Roma all’Eur, sorto a fianco della Cristoforo Colombo è un tipico esempio di affare all’italiana in salsa romana.
Progettato più di vent’anni fa, sono occorsi 18 anni e 12 varianti d’opera per portarlo a termine.
Naturalmente anche i costi hanno seguito la tipica parabola all’italiana: preventivato ad un costo, , (ovviamente parametrato ai costi d’oggi) già faraonico di 275 milioni è via via lievitato a 467 milioni (cioè circa 1000 miliardi di vecchie lire) e attualmente esiste un contenzioso di 200 (!) milioni di extracosti che la ditta costruttrice (la Condotte) ha chiesto a conclusione dell’opera.
Una classica storia all’italiana, condita di denunce, ricorsi al Tar, processi, naturalmente ancora in corso, per tangenti, malversazioni, false fatturazioni ecce cc
Ma l’aspetto più originale, e si potrebbe dire comico, di tutta la situazione è che il fabbricato è stato costruito 5 metri al di là di dove avrebbe dovuto essere costruito. Infatti il marciapiede attorno alla costruzione si estende sino a quasi il centro di corso Europa, l’asse principale dell’Eur. A questo punto due soluzioni: o stringere definitivamente il corso togliendo la visione a cannocchiale della chiesa dell’Eur, oppure togliere il marciapiede facendo andare i pedoni e i visitatori direttamente tra le auto…
In tutto questo bailamme spicca la figura ineffabile dell’architetto Fuksas: ha incassato qualcosa come 5 milioni per il progetto artistico e 5 per la direzione dei lavori. Immaginiamo quale possa essere stata l’attenzione di un direttore dei lavori che non si è accorto che la costruzione (enorme tral’altro) nasceva spostata di 5 metri: si potrebbe dire che l’architetto è stato pagato un milione al metro…
Un’altra dimostrazione di come non serva un meccanismo burocratico come quello attuale: una marea di controlli meramente formali, di approvazioni di enti svariati, di commissioni di controllo che non controllano alla fine niente, ma che occorrerebbe invece quanto da sempre chiesto da Libertates: una burocrazia snella con compiti e responsabilità ben definite, controlli sul merito e non sulla forma, un ente unico responsabile dei risultati; secondo la logica del “fai al meglio, poi controlliamo i risultati e sappi che, se hai sgarrato, pagherai”
di Angelo Gazzaniga