Quale risposta dare a Putin per il suo intervento in Ucraina?
Questo è il problema principale della politica estera in Italia (e ovviamente non solo in Italia)
Escludiamo l’opzione militare: l’Ucraina non fa parte della Nato e nessuno è “disposto a morire per Kiev”
Prendiamo atto del fatto che l’impatto delle sanzioni economiche è da sempre più formale e di facciata che sostanziale (basti pensare alle sanzioni della Società delle Nazioni all’Italia per la guerra d’Etiopia o a quelle all’Iran per lo sviluppo del nucleare militare); che spesso fa compattare l’opinione pubblica del Paese sanzionato, il quale si ritiene ingiustamente colpito nei propri interessi; che, nel caso dell’Italia, finisce per danneggiare la nostra economia più di quella russa (non dimentichiamo che la Russia è uno dei nostri principali mercati d’esportazione, soprattutto per le piccole e medie imprese).
Dunque, non resta che minacciare Putin nel cuore del suo potere: le risorse energetiche. Perché è si vero che (Italia e Germania in primis) noi dipendiamo dalle forniture di gas russo, ma è altrettanto vero che per fare un affare bisogna essere in due: chi compra, ma anche chi vende.
E qui appare l’importanza della proposta fatta da Francia e Polonia: creare una rete europea di gasdotti e di gestione comune delle risorse energetiche per affrontare assieme le problematiche e le soluzioni necessarie per passare da una situazione di fornitori fissi (legati a contratti di fornitura rigidi e con la formula “take or pay”) ad una situazione di mercato con fornitori diversi e prezzo variabile (la soluzione dello “shale gas” e dei rigassificatori).
Un’opzione che fa risaltare l’importanza di due idee attualmente così poco di moda: il libero mercato e l’Unione Europea:
- il libero mercato che ci permette (come sempre) di scegliere il fornitore più efficiente e meno costoso, anziché essere legati a Paesi poco affidabili quali Russia, Algeria e Libia
- l’Unione Europea che ci permette di essere un contraente importante e di gestire tutta una rete comune di gasdotti.
Altrimenti resteremo sempre quello che siamo oggi: un piccolo acquirente senza voce in capitolo, prono ai desideri di Putin e che per rivolgersi al mercato libero del gas (per cui occorrono i degassificatori) aspetta da decenni l’autorizzazione della burocrazia, di qualche piccolo comune o della magistratura…
Angelo Gazzaniga