La vendemmia, un inno alla libertà

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fulvia
Ci sono tanti modi di sentirsi liberi: uno è anche vendemmiare

Voglio festeggiare l’ultima vendemmia e il primo vino e, siccome” l’acqua fa male e il vino fa cantare”, più che a un discorso ho pensato ad una canzoncina, io che ho il debole per le canzoncine.
La canzone è dedicata al mio esercito di vendemmiatori, a questo glorioso esercito che ha combattuto per anni per me e per la mia libertà. Bisognerà però dire qualcosa, perché i vendemmiatori più recenti, che hanno risposto così prontamente, generosamente e in massa alle mie richieste di aiuto, comprendano meglio le imprese ricordate nella canzone.
Vediamo quando e come si è formato questo esercito.
E’ nato nel 2003 con un manipolo di uomini pronti a tutto! La prima volta si sono cimentati in quattro (Beppe, l’Imperatore detto Cicu, Giustino e il Sergin). Erano solo in quattro perché il resto della banda stava trincando alla festa della birra di Monaco; tuttavia partecipava a distanza lanciando messaggi di incoraggiamento in cartolina:”Agli eroici cow-boy”.
Questi eroici cow-boy, per proteggermi, si sono improvvisati “margari”e, sprezzanti del pericolo, hanno caricato all’aperto una mandria di mucche spaventate, rincorrendole sui monti e rischiando di farsi incornare.
L’impresa è durata circa tre ore, durante le quali, in quattro, sono riusciti ad addomesticarle, senza colpo ferire, facendone la mandria più docile e obbediente di tutto l’Alpeggio.
Questa prima faticosa battaglia, invece di sedare gli animi e smorzarne l’entusiasmo, ha ringalluzzito la squadra che, ormai votata alla causa, è raddoppiata ed è passata dal carico alle transumanze, immortalate da un cameraman moto speciale, il famoso artista, pittore, scultore e poeta Franco Burot.
Nel corso degli anni questi uomini hanno rivelato una mobilità sul lavoro davvero straordinaria; da margari, si sono convertiti in braccianti e con le prime donne, Franca, Ornella e Loredana, hanno caricato cassette di fagioli favolosi e cassette di fragole buonissime, ma soprattutto mi hanno sostenuto nella folle impresa (allora sembrava proprio folle) di impiantare un vigneto a Mondovì, al Merlo.
Quest’ultima avventura è durata 9 anni e ha visto un accrescimento esponenziale del gruppo che ha coinvolto anche le mogli, sia come intermediarie, Donata segretaria telefonica, che come operatrici sul campo: Patrizia, Ornella, Mariella e Renza che porta la bandiera con due vendemmie al suo attivo.
L’esercito così consolidato ha retto la massima all’erta per un mese intero, dall’11 settembre all’11 ottobre,. pioggia non pioggia, disdicendo continuamente gli impegni, a seconda dei capricci del tempo, contro le previsioni metereologiche, e sulla base dei contrordini che arrivavano immancabilmente alle 10 della sera precedente.
Insomma,è stata una continua corsa al lavoro. Chi partiva per un viaggio programmato si dava disponibile fino al giorno prima della partenza e dal primo giorno dopo l’arrivo.
Bruno,il mio enologo, ha costruito un’alcova nel mio gelido interrato con tende che partivano dal soffitto e continuavano con 4 metri di strascico sul pavimento, per tenere il vino al caldo, per covarlo meglio. Dopo il primo giorno si sentivano strani scricchiolii… pensavo già ai topi,no,era il mosto che bolliva… prima ancora di metterci il lievito!
Durante tutte le 5 vendemmie sono stata affiancata da volontari di tutti i tipi: esperti o alle prime armi, veterani o giovani leve, anche daltonici, che dovevano scartare i grappoli rossi…
E ora via alle canzoni:

Sull’aria di “Andiamo a mietere il grano..”

Andiamo a cogliere l’uva per fare il vino,
prima era marcia, era bassa che tribolazione!
dopo i fagioli Borlotti e le fragole
il vin vogliam gustar!

dopo 5 anni e un raccolto di 33 q. in 6 !

A quota 30 quintali chiediamo rinforzi
l’ernia del disco ci blocca, le gambe son molli,
non siamo eterni con gli anni gli acciacchi
si fan sempre più sentir

Arrivan giovani leve da Bicingiro
a frotte ciclisti da Boves, Cuneo, Borgo e Centallo,
lor sì che son fusti sollevan rimorchi
il raccolto han raddoppià

Il primo vino è il barbera, un’ora a cassetta,
a sceglier gli acini belli, che male alla schiena,
quanta fatica,per tuta la vita
i massaggi han guadagnà.

Sull’aria di” Paese mio che stai sulla collina”cantato da Andrea Boccelli

Oh vigna tu distesa in mezzo al prato,
sai quanta gente e quante imprese hai visto,
e “tira il filo e fissa il palo
e sega con maestria” (la cornice è fatta”)
sigillata dal genio della compagnia

9 anni dopo

Che sarà, che sarà, che sarà,
che sarà di questa vigna, chi lo sa?
abbiam dato proprio tutto
ed ancora non si sa,
chissà quando, chissà come finirà?

ma oggi!

Sull’aria della canzone di montagna “Oh mia Rosina tu mi piaci tanto”

Oh mio vinello tu mi piaci tanto,
sei il frutto degli amici di una vita,
che si son fatti in quattro per venire,
con tubi, torchio e la deraspatrice.

Come farei senza Beppe,Bruno e Felice
il motocoltivatore e la sua falciatrice,
che con l’aiuto di un santo in Paradiso,
han fatto del Barbera strepitoso!

In conclusione l’insieme di montanari e ciclisti instancabili ha realizzato l’impossibile, quello che sembrava pura follia è diventato realtà.
Le viti,con me, non solo non sono morte, ma, seguite da tanta gente,con tanto amore e tanta abnegazione, nel pieno del loro vigore, hanno spinto a più non posso, dando un raccolto mai visto…66 quintali DOC! a dispetto della tromba d’aria.
Il vigneto, abbellito dalla cornice di contropali, e così ricco di grappoloni enormi, mi ha fatto fare bella figura, ha incantato i viticoltori veri!,c he di fronte a tanta abbondanza hanno deciso di rilevare la vigna dandomi in cambio dell’uva per il nostro vino, garantendo, grazie a voi, la sopravvivenza dell’ultimo vigneto di Mondovì!

Fulvia Fertilio

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