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La verità (psicanalitica) di Alberto Stasi

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una lettura psicanalitica del processo Stasi

La Suprema Corte di Cassazione – facendo cadere dopo un valzer di pronunce all’italiana la “presunzione d’innocenza” garantita dal dettato costituzionale – ha messo la parola fine sull’omicidio della fidanzata di Alberto Stasi, Chiara Poggi, quando è già stato fotografato da una “probatio diabolica” l’inquinamento probatorio post-delictum a carico dello studente modello Stasi in lunghi anni di indagine – fin dall’“annus horribilis” 2007.
Ma la questione si complica e diventa lacanianamente nauseante. Eh già, perché sono demoniaci i fondali psichici dello “studente modello” Alberto, perché la Cassazione non sa, ne può sapere, ancorché tentata dall’eccessivo protagonismo di imperniare sociologicamente il dispositivo della sentenza sul profilo di personalità in una motivazione a tratti narrativa e non descrittiva della già forte piattaforma probatoria, che è stato l’inconscio di Stasi a ordinargli di ammazzare la sua ragazza (sic!). L’inconscio lo ha letteralmente devastato.
In sostanza in una “scissione verticale dell’Io” di cui all’insegnamento di Jacques Lacan ne il “Discorso sulla causalità psichica”, il desiderio represso senza Padronanza di Alberto 1 ha disarmato l’arroganza totalitaria dell’Io padrone-assoluto in Alberto 2, travolgendone tutte le difese. In una situazione di schizofrenia dalla dilagante forza espansiva nella colonizzazione dell’Es (“soggetto del desiderio”) da parte dell’Io“Re Sole”– ci spiega il maestro della psicoanalisi Massimo Recalcati–“ciò che non viene elaborato in maniera simbolica… ritorna nelle forme orribili e sanguinarie del reale. E’ un insegnamento della psicoanalisi”. Si tratta di una ribellione schizofrenica nel senso tecnico del termine.
Ma se è stato l’inconscio di Alberto strangolato dal suo narcisismo maligno a ribellarsi “uccidendo” Stasi e insieme l’innocente innocentissima Chiara, qui sorge un interrogativo scabroso con risposta in parte incorporata: Stasi non ha ucciso la Poggi, ma la proiezione omicidiaria del suo Desiderio ucciso dal Padre Tiranno; in altri termini l’autore del delitto deve essere dimesso subito dalle patrie galere? E ricevere assistenza psichiatrica in una comunità riabilitativa?
Alberto, lo “studente modello” da 110 e lode, non ha accettato la ustionante frustrazione del desiderio nella Weltanschauung (Freud docet) della sua Personalità“tout court”, e ha ucciso Chiara per una mostruosa “volontà di potenza” dell’Inconscio. “La verità è dura come un aratro”, ci diceva Pablo Neruda. E se l’intelligenza fosse una malattia?

Alexander Bush

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Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.