La verità sul caso Chodorkovskij

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Khodorkovsky

“Per Albatros Aldo Forbice (noto giornalista televisivo) tratteggia la figura del dissidente sovietico Chodorkovskij”.


Quando, nel giugno dell’anno scorso, proposi alla giuria del Premio Città delle Rose (Roseto degli Abruzzi) di assegnare il premio internazionale a Michail Chodorkovskij vi fu all’inizio sorpresa e imbarazzo. Poi però il presidente (il professor Vincenzo Cappelletti) e ,subito dopo, Franco Ferrarotti , non esitarono: si mostrarono entusiasti,insieme agli altri giurati. Avevo spiegato che questo imprenditore aveva scritto un libro (“La mia lotta per la libertà”,pubblicato in Italia da Marsilio),per spiegare perché era diventato un simbolo della lotta al regime post comunista di Wladimir Putin. Lo stesso,che ora lo ha graziato,ma a una precisa condizione: che Michail non faccia più politica e,possibilmente,cercando di trasferirsi in Occidente. Chodorkovskij sembra avere accettato le due condizioni,anche se non scommettiamo sul fatto che l’ex magnate russo accetti (anche all’estero) di non far sentire più la sua voce. Sono infatti ormai moltissimi i dissidenti russi a fare riferimento a questo intellettuale liberale.
Il Premio Città delle Rose,come si ricorderà,è stato consegnato a Francesca Gori, appresentante della sezione italiana di “Memorial”. Non è la prima volta che questo premio abruzzese viene riservato a dissidenti, a combattenti per la libertà e la democrazia. Negli anni scorsi venne assegnato ad Anna Politkovskaija,la giornalista russa assassinata per il suo impegno in difesa dei diritti umani in Cecenia. Doveva venire a ritirare il premio nel 2005,ma al telefono mi disse che agenti dei servizi segreti avevano tentato di ucciderla con una forte dose di veleno, forse polonio, in un caffè dell’aeroporto di Mosca. Era riuscita a salvarsi,ma la sua salute rimase scossa,al punto – mi ha riferito – che non riusciva più a salire su un aereo per timore di un collasso fisico.
La notizia del premio a Chodorkovskij fece il giro del mondo,anche se i media italiani (come al solito, per questo tipo di notizie, furono avari di spazio). Gli stessi legali di Chodorkovskij ci fecero recapitare i loro ringraziamenti, a nome del detenuto. Ormai da molti anni in carcere Michail veniva sottoposto a rigidi controlli polizieschi per impedirgli di far conoscere la sua opinione sulla politica del regime di Putin e sulla società russa.
Forse non è inutile ricordare che Michail era un magnate russo,della generazione post comunista, arrivato a guidare il colosso petrolifero Yucos. Di origini modeste (i suoi genitori lavoravano in una fabbrica) aveva creato banche, imprese industriali e commerciali. Era sicuramente uno degli uomini più ricchi della Russia post comunista (al 26° posto nella classifica mondiale “ Forbes”) ma non ha tenuto conto dello strapotere di Vladimir Putin . Il suo errore è di aver fatto capire al Cremlino che sarebbe ben presto sceso in politica per contribuire alla realizzazione di un sistema democratico,simile al modello occidentale. E naturalmente lo “zar” Putin non era d’accordo; all’inizio cercò di fermarlo e di intimidirlo facendo arrestare ,con dei pretesti,numerosi suoi soci e collaboratori . Poi ricorse a metodi più “convincenti”,quando si accorse che Chodorkovskij non mostrava cedimenti e non rinunciava alle denunce e alle alleanze politiche anti regime.
Il 25 ottobre 2003 l’imprenditore venne arrestato all’aeroporto di Novosibirsk con l’accusa di frode fiscale. Stava per concludere la sua condanna, quando nel 2010, alla vigilia della sua liberazione, venne raggiunto da un’altra sentenza, che gli comminava la reclusione fino al 2017. La grazia del Cremlino lo ha colto in Carelia, dove stava scontando una pesante pena carceraria, stigmatizzata da tutti i governi e i politici dell’Occidente, da intellettuali di ogni parte del mondo, oltre che dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Infatti, questo organismo nel 2011 aveva denunciato le gravi violazioni dei diritti fondamentali in tutte le fasi del “caso Chodorkovskij”: da quelle dell’arresto a quelle della detenzione. In carcere l’ex imprenditore scriveva (quando lo consentivano le autorità), articoli ,saggi e rispondeva alle domande poste da giornalisti e scrittori, in interviste, pubblicate in parte sulla stampa russa e internazionale. I suoi scritti sono una “serena” denuncia dei fatti e misfatti del potere economico e politico russo, auspicano una magistratura veramente indipendente dal Cremlino ed espongono linee riformatrici nel campo economico e sociale , per una modernizzazione del paese. Non vi è acrimonia, né odio nei confronti di Putin e Medvedev, per i loro comportamenti illiberali che hanno bloccato la crescita,l’evoluzione democratica della Russia uscita dagli orrori del comunismo. Sapeva bene Chodorkovskij che,scrivendo in un carcere siberiano, non poteva permettersi denunce roventi per evitare altre nefaste conseguenze. Con un comportamento più “moderato” e diplomatico ha potuto ritrovare la libertà. Putin,che in queste settimane ha concesso numerose grazie a dissidenti, ha pensato che forse doveva rinnovare la sua immagine , renderla più “liberal”, meno tirannica. Ma non bastano certo questo gesti tardivi e isolati a cambiare il volto di un regime illiberale e autoritario, come è quello della Federazione russa.
In un testo di qualche anno fa Chodorkovskij scriveva: “Io credo che l’uomo dentro di sé tenda verso la libertà, l’amore, la verità, e solo su questa strada può essere felice. Dove sono le prove, io non le ho. Cioè, potrei farci dei ragionamenti , ma sarebbe demagogia… Sarebbe strano non credere vivendo in un mondo enorme, inesplorato, senza conoscerci profondamente, sarebbe strano pensare che tutto ciò che ci circonda è il prodotto di una coincidenza casuale dei fatti. Si può credere che Dio esiste o che non esiste. La fede non reclama prove, come è noto. Ma se Dio non esiste e tutta la nostra vita è un secondo di cammino dalla cenere alla cenere,che senso ha tutto ? Che senso hanno i nostri sogni,le nostre sofferenze e aspirazioni ? Perché sapere ? Perché amare ? Perché vivere in fin dei conti? Non posso credere che sia tutto semplicemente così. Non posso e non voglio…. E (a proposito della democrazia) non è possibile rifiutare il liberalismo solo perché una parte dei liberali (non la migliore, ma semplicemente la più lesta) ha voluto la bicicletta e non ha pedalato. Questo significa che ci toccherà la democrazia non dall’alto, ma attraverso un cammino naturale,vale a dire difficile, ‘dalle radici, dal basso’. ”
Sarà un cammino lungo, quello di Chodorkovskij e degli altri numerosi dissidenti ,un lungo percorso verso il dopo Putin, cioè verso la democrazia e la libertà che la Russia non conosce, anzi che non ha mai conosciuto, perché lo strapotere degli zar, prima,e del comunismo, poi lo hanno sempre impedito. Sarà una lunga fase di transizione, ma alla fine la libertà prevarrà. Ne siamo convinti.

Aldo Forbice

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