La vicenda dell’abolizione delle provincie è tornata al punto di partenza.
Dopo una vicenda che dura da decenni (cinquant’anni fa quando sono state create le regioni all’obiezione che si duplicavano enti e burocrazia si era risposto che le provincie sarebbe state soppresse a breve…), con discussioni, dibattiti, proposte, proposte si era finalmente arrivati ad una decisione: niente soppressione, ma riduzione del numero e dei costi delle provincie.
Niente da fare: in questi giorni la Consulta ha giudicato non attuabile il decreto del governo Monti perché non si può per decreto (utilizzabile per motivi di urgenza) modificare una legge costituzionale.
Noi ci chiediamo: ma con tutti quei consulenti e uffici legislativi dei ministeri non ci ha pensato nessuno?
Oppure siamo al solito “facite ammuina” di borbonica memoria: i marinai a destra corrono a sinistra e viceversa… tanta scena perché non cambi nulla?
Adesso il governo promette una legge di modifica costituzionale: speriamo bene, ma nel frattempo è passato un altro anno!.
E pensare che sarebbe stato sufficiente imitare un Paese vicino a noi, democratico ed efficiente quale la Svizzera: delegare ai cittadini la scelta attraverso un referendum.
Un referendum come quelli proposti dai Comitati: propositivo, semplice e chiaro nella formulazione (ad esempio: volete mantenere le provincie, accorparle o abolirle?) e senza quorum.
In sei mesi i cittadini avrebbero potuto decidere: un metodo più semplice, veloce e sostanzialmente più democratico.
Angelo Gazzaniga