L’arte? é cinema, bellezza. La rassegna “Glitch” al Pac di MIlano

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minervino
Il cinema come fonte d’ispirazione per gli artisti di oggi

ll cinema invade l’arte, la ‘decima musa’ ribalta l’idea di essere solo il riflesso delle precedenti, come del resto pensavano il sommo regista Akiro Kurosawa e molto prima Antoine Lumière, tutto sommato perfino l’immaginifico Georges Mèliès nelle sperimentazioni del ‘cinema a quadri’. Ora, non si limita a citare o riproporre immagini, inquadrature, spazi, prospettive, personaggi cari all’arte, bensì diventa fonte autorevole per gli artisti d’oggi.
Il PAC , Padiglione d’arte d’arte contemporanea di Milano, ha appena festeggiato AMACI ( la giornata promossa dall’Associazione dei musei d’Arte contemporanea italiani) con Glitch, rassegna che adotta il termine inglese caro all’elettronica e al digitale (un’improvvisa interferenza audiovisuale) per raccontare i legami fra i lavori di ricerca artistica e l’opera filmica, segnati da distorsioni e sconfinamenti. Anzi, il titolo al completo della collettiva (aperta fino al 6 gennaio) recita: ‘Interferenze fra arte e cinema in Italia’. Nelle sale di via Palestro ci si confronta con film, installazioni, fotografie, performances, ideati da 50 autori italiani negli ultimi 15 anni, con scarni precedenti.
Il curatore della panoramica, Davide Giannella (classe 1980), parla di artisti che non si servono più dei linguaggi sperimentali della video art, ma accolgono dal cinema la tradizione narrativa e gli aspetti classici, la capacità di comunicare in modo semplice e diretto e, grazie a Internet, si aprono a ogni tipo di pubblico prima inimmaginabile; e conferma: ” le tecnologie a disposizione, l’evento delle Torri Gemelle l’11 settembre 200, l’invenzione di YouTube nel 2003, hanno offerto enormi possibilità’ di creare e distribuire immagini in movimento, anche col telefonino o con un camera da pochi euro a un’audience smisurata”.
La mostra tocca tre sezioni: installazioni, cinema, performance. Una visita ideale parte dalla prima, ricca di lavori suggestivi in dialogo col linguaggio e l’immaginario cinematografico, come Luca Trevisani , artista che lavora in Italia e Germania sulle trasformazioni e leggi della natura, la sua scultura è ispirata a ‘Foresta di Cristallo’ di James Ballard, 1966: in uno strumento per il calore nel deserto ha intrappolato frammenti blu di una pianta , usando i cristalli di solfato di rame, da lontano sembrano mazzetti di fiori. Seguono i ‘quadri cinetici’ di Rosa Barba 2012, tre grandi sculture che rinviano ai meccanismi interni all’orologio, sono strumenti meccanici in movimento con pellicole da 35 mm, ciascuno produce un colore e una parola, ne risultano talune riflessioni su tempo, percezione, colore, linguaggio. Beffardo e intelligente Francesco Vezzoli ironizza, in ‘Tiberio’ 2005, sulla figura tramandata dal travagliato film ‘Io, Caligola’ di Tinto Brass, 1979 , con sceneggiatura di Gore Vidal, aggiungendo al volto dell’imperatore la lacrima Insanguinata comparsa al tempo sulla locandina del film. Fra i tanti esiti convincenti compaiono due lavori, frutto di lunghe ricerche d’archivio, di Rossella Biscotti , 2008, sul personaggio di Joseph Pistone , ex agente FBI nel film ‘Donnie Brasco’ di Mike Newell, 1997; da non trascurare ‘ Nimu Simu’ , 2010, racconto corale di Marinella Senatore, come lo straordinario ‘Black Monday ‘ di Alterazioni Video, il collettivo artistico fondato a Milano nel 2004 , attivo fra fra New York e Berlino, racconta il viaggio e l’ esperienza in Etiopia con la tribu’ dei Karo lungo le rive d’un fiume.
Molto altro offrono le vaste sale al piano terra, tuttavia vale la pena salire le scale al piano superiore del PAC, si incontrano immagini più’ raccolte, forse più’ fresche, come l’installazione di Beatrice Marchi sui video virali con i gatti, oggi divi e icone del Web, prediletti dalle stars hollywoodiane, che contano su Instangram almeno 45 milioni di ashtag e un numero infinito di post e di followers, sono presentati con immagini incorniciate su diversi supporti; degna d’interesse l’installazione ‘Wim Wenders Shooting’ di Margherita Morgantini , serie di foto scattate nel 2007 mentre il regista girava ‘Palermo Shooting; infine da non mancare per finire le notevoli foto della torinese Ra’ Di Martino con le rovine di set abbandonati dei film ‘Guerre stellari’ nel deserto del Sahara in Tunisia, ormai diventate dei ruderi archeologici. La sezione ‘ cinema’ trasforma il Pac in una multisala, sono allestiti al buio ben 3 ‘cinemini’ per sottolineare l’importanza della sala di proiezione come il luogo d’ incontro, condivisione, li’ si vedono 64 film d’artisti , come il poetico racconto ‘Electric Blue’ 2010 di Adrian Paci, l’artista albanese , un vero maestro della narrazione delle interculture, dei viaggi e distacchi, in Italia dal 2000, al quale si deve
Il manifesto della mostra; altri da non perdere sono il lavoro di Yuri Ancarani prodotto da Cattelan, poi il ‘ Totò Nudo” di Diego Perrone e gli esiti dei fratelli De Serio o le sperimentazioni del duo Invernomuto. Quanto alla terza parte,’performance’, offre immagini live per aumentare la partecipazione del pubblico, comprese le proiezioni monografiche degli artisti invitati. Un terreno fertile può’ rivelarsi tale contaminazione per la ricerca sovente affannata o incerta fra i diversi intrecci dei linguaggi oggi, quando la nostra vita è’ tutta un set, fra Selfie e lifelogging e un esperimento come il film’ Boyhood ‘ di Richard Linklater durato 12 anni per raccontare la crescita del giovane Mason. Un terreno fluido, forse, per ora ancora embrionale, magari capace di regalare idee al futuro.

Fiorella Minervino

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