Lasciamo che Dieudonné dica la sua

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Avete visto M’bala M’bala Dieudonné ultimamente? Sapete almeno di chi si tratta? Beh, è un comico francese color cioccolata, di madre bretone e padre camerunense. Antisemita, antiamericano, notevolmente razzista e politicamente molto scorretto. Però ce l’ha soprattutto con gli ebrei e Israele, così in scena fa la pipì contro un muro che potrebbe essere quello di Gerusalemme, parla bene di Ahmadineajad e ha fondato un club in onore degli Hezbollah. Neanche i bianchi gli piacciono molto, fatta eccezione per quelli del Front National di Le Pen e anche di qualche storico negazionista dell’Olocausto, tipo Robert Faurisson. E già che ci siamo: è anche l’inventore del celebre gesto-saluto adottato dai suoi seguaci, tipo il calciatore Nicola Anelka, che qualcuno paragona a quello nazista rovesciato ma in Italia potrebbe anche essere identificato con lo scherzo dell’ombrello.
L’avete visto, allora? Io sì, ho guardato qualche spezzone di un suo spettacolo molto sulfureo, “Le Mur”, appunto. Talmente contestato da far correre alle armi i difensori antifascisti, i cacciatori di nazisti, gli ex nouveaux philosophes come Bernard-Henri Levy e tanti altri, uniti dall’idea di vietare – censurare – il suo prossimo spettacolo.
L’ho visto, dunque, Dieudonné, e non mi è piaciuto. Canterella, allude, sfotte. Insulta anche, qui e là. Non è una compagnia raccomandabile per un liberale. Ma non lo è nemmeno tale Crozza, se è per questo, con la sua italica monomania antiberlusconiana. Non lo è nemmeno un attore serissimo e stimatissimo come Fabrizio Gifuni, anche lui violentissimo in scena quando si tratta di denigrare Berlusconi. E non lo è nemmeno tale Roberto Benigni, l’inventore della battuta più surreale, quella sulla “Costituzione italiana più bella del mondo”. E già che ci siamo, non lo sono nemmeno Dario Fo e tale Grillo, inventore di un “vaffa’” che, ogni tanto, suona come la promessa per tutti di una boccetta d’olio di ricino.
Ma non si parla di censurarli: Crozza, Giffuni, Benigni, Dario Fo e men che meno Grillo. Si possono, e devono, criticare. Quando è possibile, è anche bello prenderli a pernacchie. Ma basta, finito lì. Perché noi democratici e liberali siamo più forti di tutti i faziosi. Non vogliamo mettere fuori legge nessuno per le sue idee, anche se dentro di noi una vocina ogni tanto ci fa sapere che sarebbe tanto bello farlo. Tolleriamo che si esprimano persino certi pessimi politici, scrittori, uomini di spettacolo che sarebbero tanto contenti di veder tornare i bei tempi del comunismo. La verità è che non ci fanno ridere né loro, né Dieduonné. Ma non impediranno mai a nessuno di andare ad ascoltarli e, se crede, di riderne fino alle lacrime.
E a proposito, se fossimo in Germania non denunceremmo mai nessuno perché fischietta “Die Fahne Hoch”, la vecchia marcetta nazista, che a norma di legge equivarrebbe a un reato penale. Non lo faremmo perché siamo contro i reati d’opinione.
E perché siamo libertari, non per scherzo.

Gaston Beuk

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Gaston Beuk
Gaston Beuk è lo pseudonimo di un noto giornalista e scrittore dalmata. Si definisce liberale in economia, conservatore nei valori, riformista nel metodo, democratico nei rapporti fra cittadino e politica, federalista nella concezione dello Stato e libertario dal punto di vista dei diritti individuali.

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