Quello narrato è un fatto reale.
Per ottenere l’integrativo alla pensione di invalidità concesso a una persona di oltre 80 anni, invalida al 100% e bisognosa di cure continue occorre presentare al Comune tutta una serie di documenti.
Tutti questi documenti (dai vari referti medici, alla giacenza media in banca, alla dichiarazione di invalidità, all’ISEE, cioè la fotografia dello stato economico della famiglia) vanno presentati ad un Caf in forma “rigorosamente cartacea”: in puro stile burocratico non è ammesso nessun documento elettronico.
Ma il vero exploit burocratico è nel certificato CU: cioè il documento con cui l’Inps certifica le pensioni versate nel corso dell’anno.
Ebbene il certificato deve:
- essere scaricato in via telematica dal sito dell’Inps
- stampato
- portato in forma cartacea al Caf
- scansionato dal Caf
- inviato in forma telematica a quell’Inps che lo possiede già, avendolo rilasciato
Un perfetto girotondo burocratico assolutamente inutile.
Un’ulteriore dimostrazione che la burocrazia spesso non serve a risolvere il problema, ma ad autoalimentarsi attraverso costi e funzioni inutili.
Questo sarebbe davvero un primo passo importante per la semplificazione: abolire quanto possibile il cartaceo e soprattutto far si che i vari enti statali possano far colloquiare i loro database in modo da potersi scambiare i dati automaticamente. Un modo fondamentale per tagliare tempi, spese e personale inutile oltre che rendere il rapporto del cittadino con la burocrazia più snello, diretto e semplice.
di Angelo Gazzaniga