Le chiamavano quote rosa, poi sono diventate parità di genere, ma la sostanza è sempre la stessa: un misto di corporativismo e lobbismo anti-liberale, coperto da una vernice di conformismo perbenista. Sconfitta in prima lettura parlamentare, ma già in vigore nei consigli d’amministrazione a partecipazione statale, questa bella pensata va chiamata col suo nome: gabbia sessuale, in palese contrasto con l’articolo terzo della Costituzione, che vieta discriminazioni in base al sesso, la razza, la lingua, le opinioni politiche, le condizioni personali e sociali. Una nuova ideologia che si aggiunge alle altre: ridicoli surrogati del fallito controllo socialista sulla società. Solo l’ignoranza di chi dovrebbe rappresentare la cultura liberale ha permesso sinora a quest’opera comica di essere presa seriamente.
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Le gabbie sessuali in parlamento
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