In Italia da sempre per fondare una nuova società occorrono documenti cartacei, iscrizioni a enti vari e, gran finale, l’atto costitutivo da farsi presso un notaio al costo di circa 2000 euro.
Già da vent’anni in Inghilterra invece si poteva costituire una società con un semplice click, mezz’ora di tempo e poche sterline.
Il governo Renzi in un sussulto di semplificazione aveva (cinque anni fa) stabilito che fosse possibile anche in Italia la fondazione telematica di una società.
È stato un sistema usato da pochi (circa il 10%) perché in Italia non si sa mai: sempre meglio avere un pezzo di carta con firma, timbro e registrazione…
Infatti la lobby dei notai ha subito ricorso al Tar che ha dato loro torto e poi alla Corte dei Conti che, invece, ha dato loro ragione.
Tutto quindi torna come prima. Ma non solo: un emendamento della Lega alla nuova legge ha reso non valide anche le fondazioni fatte precedentemente con il sistema telematico: quindi questi o corrono dal notaio o si vedono cancellata la ditta.
Il pretesto è quantomeno specioso, o comunque più che abusato: i mafiosi potrebbero fondare ditte senza alcun controllo: come se fino ad ora un mafioso si fosse fermato di fronte a una registrazione notarile…
La verità è che occorre semplificare, sburocratizzare le procedure, purché non si tocchino i privilegi delle lobby.
E se si ammettesse la procedura telematica con un obbligo di versamento di 2000 euro ai notai? Tutti sarebbe felici e contenti ,e più di tutti, i Gattopardi italiani
di Angelo Gazzaniga