Il caso Italo: quando la concorrenza è solo apparente
Le preoccupazioni della Ntv/Italo per la concorrenza nel mercato ferroviario italiano, non sono campate in aria, ma sono la dimostrazione lampante di come nel nostro Paese le liberalizzazioni siano ancora una chimera e, pur se spesso vengono chiamate tali, sono una fregatura per operatori e consumatori, a tutto vantaggio dei vecchi monopolisti e le rendite di posizione economiche e politiche ad essi connesse.
Non siamo d’accordo con Italo/Ntv quando si lamenta della diminuzione degli sconti sulle tariffe elettriche (20 milioni che non ci sono piu’) poiche’ crediamo che, come accade per i privati e tante altre imprese che si pagano per intero le proprie bollette elettriche, non e’ coi soldi dei contribuenti che si da’ un buon indirizzo a concorrenza e mercato.
Ma siamo d’accordo con Italo/Ntv quando lamenta di dover pagare ai propri concorrenti 108 milioni l’anno di canone per l’uso della rete ferroviaria, e del fatto che l’Autorita’ dei trasporti (che dovrebbe sovrintendere al passaggio da monopolio a libero mercato) e’ di recentissima nomina e ancora molto lontana da funzioni come quelle di Agcom (Comunicazioni), Agcm (Antitrust) e -con le dovute tare- Aeeg (energia e acqua).
Non e’ molto dissimile da quanto ancora accade per la rete Telecom, usata e pagata anche dai loro concorrenti, pur se questo e’ un settore che la liberalizzazione l’ha vista da tempo e il mercato -diffuse fregature a parte- c’e’ sostanzialmente grazie al business dei telefonini. E non e’ neanche dissimile da quanto accade nel settore energia che, per parlare di concorrenza e mercato, deve ancora aspettare molti lustri.
Inoltre, se si pensa che solo di recente con i treni Italo si arriva in stazioni ferroviarie piu’ centrali e importanti delle maggiori stazioni, e’ chiaro che il grido d’allarme lanciato da Ntv ha un suo peso e credibilita’. E sinceramente non vorremmo, nonostante le declamate e pubblicizzate loro buone intenzioni di non-mollare, debbano essere i prossimi agnelli sacrificali sull’altare dello Stato monopolista e dei suoi attuali cantori col berretto liberista… e tutti gli altri vestiti identici a quelli precedenti.
Che fare? Lo scoglio del canone di 108 milioni pagati ai loro concorrenti e’, al momento, il piu’ grosso, irrazionale e anti-mercato. Non siamo in grado di valutare se la cifra sia alta o meno, ma siamo certi che questi soldi non dovrebbero andare al gruppo Fs (che ha costruito la rete coi soldi di azienda monopolista di Stato, quindi dei contribuenti), ma ad una entita’ transitoria, magari gestita dall’Autorita’, che non dia i soldi ai concorrenti di Italo ma a chi si dovrebbe far carico della manutenzione e che dovrebbe essere altro dal gruppo Fs, con degli utili che magari tornino allo Stato e non nelle casse di Fs.
Vincenzo Donvito
presidente Aduc
chiavi: italo, concorrenza