Della tassazione sugli immobili si parla (spesso a vanvera) solo quando è imminente qualche modifica parziale, ma molto poco di come la vorrebbe un liberale
La tassazione sugli immobili attualmente si regge su quattro elementi principali. Come in tutti gli altri campi delle imposte è un sistema complesso, farraginoso, iniquo e soprattutto sempre più penalizzante per un settore come quello immobiliare che, volenti o nolenti, è sempre stato uno dei settori trainanti dell’economia nazionale.
Gli ultimi dati ci confermano queste osservazioni: negli ultimi anni a fronte di una diminuzione di valore degli immobili del 15% c’è stato un aumento della tassazione di quasi il 35%: sono cifre che parlano da sole…
Quali le nostre proposte?
- IMU (imposta sugli immobili incassata dallo Stato e devoluta in parte ai comuni). Andrebbe soppressa perché colpisce la proprietà di un immobile in quanto tale. Le prestazioni fornite dallo Stato a tutti i cittadini sono infatti coperte dalle altre tasse e sono prestazioni che non riguardano specificatamente gli immobili. Si tratta quindi di una patrimoniale mascherata per la parte trattenuta dallo Stato e di un doppione della Tasi per la parte devoluta ai comuni
- TASI (tassa sui servizi comunali). Andrebbe mantenuta perché serve a coprire le spese sostenute dai comuni per i servizi cosiddetti indivisibili: polizia urbana, illuminazione, semafori, segnaletica ecce cc. Andrebbe calcolata in base al valore dell’immobile che viene influenzato (anche) da qualità e quantità dei servizi offerti dal comune (es se si fa una fermata della metropolitana vicino ad una casa, questa aumenta di valore)
- TARI (tassa sui rifiuti). Andrebbe sostituita da una fatturazione diretta da parte dell’impresa che esegue il servizio (come avviene per acqua, gas e luce) in quanto si tratta di un servizio indivisibile
- Imposta di registro (percentuale del valore d’acquisto). Andrebbe sostituita da una tassa di registro che copre il costo dei servizi forniti dallo Stato (catasto, agenzia del territorio, uffici del registro) in caso di compravendita. Attualmente è tanto più odiosa in quanto colpisce la disponibilità di denaro per l’acquisto indipendentemente da qualsiasi provenienza dello stesso (es. se vendo una casa per acquistarne un’altra di uguale valore perché devo pagare una tassa?)
Unica tassa proponibile (ma di quasi impossibile attuazione pratica) sarebbe una specie di “capital gain” sugli immobili: ovvero una tassa che colpisca l’incremento di valore avutosi dal momento dell’acquisto a quello della vendita (ad es se ho comperato una casa a 100.000 euro e l’ho rivenduta a 200.000 ho avuto un utile di 100.000 su cui sarebbe giusto pagare una tassa, una volta calcolata l’inflazione)
Il tutto nell’ottica di quanto da sempre proposto da Libertates: trasparenza, chiarezza, equità per avere una vera democrazia diretta, che non significa solo partecipare attivamente alla fase elettorale, ma anche e soprattutto poter conoscere e valutare quanto richiesto dallo Stato ai cittadini
Angelo Gazzaniga