un quadro storico-costituzionale dello scontro Spagna-Catalogna
Sono giorni cruciali per Catalogna e Spagna.
Il primo di Ottobre ho partecipato al referendum della Catalogna come “osservatore internazionale” . Nella circostanza ho avuto anche modo di discutere con membri del loro Parlamento, sia di maggioranza, che di opposizione, ed ho avuto la conferma che il momento d’inizio di tutto quello che sta succedendo in questi giorni è il 28 giugno 2010.
In breve:
* Dal 1978 esistono in Spagna 17 Comunità autonome. Sono previste dal Titolo VIII della Costituzione del 1978, con la quale era stato disegnato un ordinamento di tipo regionale dopo il centralismo del periodo della dittatura franchista.
* Nel 1979, quattro anni dopo la morte di Franco, era stato approvato anche lo Statuto della Catalogna
* Per poco meno di 30 anni, dal 1979 al 2006, in Catalogna si è lavorato per migliorare quel testo. Nel 2006 il Parlamento Catalano , con il voto favorevole di 120 membri su 135, aveva presentato il testo di un nuovo Statuto al governo di Madrid.
* Le due Camere del Parlamento Spagnolo lo avevano esaminato, emendato e approvato. Mariano Rajoy era all’opposizione
* Dopo l’approvazione di Madrid il 18 Giugno 2006 quel testo era stato approvato con referendum dal popolo Catalano. I voti favorevoli erano stati del 73,9%, e il re lo aveva firmato.
* Tutto a posto? Purtroppo no: Mariano Rajoy va al governo, vengono raccolte delle firme e il 28 Giugno 2010 la corte costituzionale riscrive 14 articoli e cambia l’interpretazione di altri 27 articoli di quello Statuto che era stato approvato quattro anni prima dal Parlamento Spagnolo
* Se la corte costituzionale non avesse disatteso, dopo quattro anni, la decisione del Parlamento Spagnolo adesso la situazione sarebbe diversa. Jacopo Rosatelli ha scritto sul Manifesto dell’8 Ottobre che “la separazione dal resto della Spagna era un’opzione difesa da settori ultra-minoritari”. La sentenza della corte costituzionale del 28 Giugno 2010 ha quadruplicato il numero dei secessionisti e gli interventi e le botte dispensate dalla Guardia Civile l’1 Ottobre hanno fatto crescere il loro numero al 70-80% stimato in questi giorni. Per la cronaca, tutti i “secessionisti” con cui ho discusso non mi hanno parlato di tasse o di economia: la parola più ripetuta era “dignità”.
di Giancarlo Pagliarini