La proposta di legge sulla legittima difesa: gli aspetti comici (e inquetanti di una certa classe politica)
Le imminenti elezioni amministrative rischiano di registrare altissime astensioni, spesso motivate da mancanza di programmi chiari e di candidati credibili. Esse diranno quanto manca al collasso finale, se la “politica” non imprime una vera svolta e non ripristina un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini. Ha dato l’allarme il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: senza leggi elettorali capaci di esprimere una classe dirigente preparata e responsabile, il regime precipita.
Lo si vede da tanti segnali quotidiani, inclusa la legge sulla legittima difesa, così contraddittoria che persino Renzi ha preso le distanze dal suo testo, pasticciato all’ultimo minuto dall’ineffabile Anna Finocchiaro, Magna Mater di Maria Elena Boschi.
La legge evoca la celebre romanza del Turandot di Puccini: “Nessun dorma…!”. Già, perché essa fa dell’Italia il Paese dei reati “a ore”. Il diritto alla difesa dipenderà dal fuso orario, dall’ora legale, vigerà meno lungo il giorno che tra l’imbrunire e l’aurora. E come la mettiamo con gli ipovedenti? Paradossi grotteschi. Così l’Italia è ridicolizzata da un Parlamento che tira a campare in attesa della data che procacci una futura pensione ai suoi componenti ed è ormai lontanissimo dalle urgenze primarie dei cittadini: salvaguardia dei propri beni e diritto a una vita normale. Mentre milioni di cittadini prima di prender sonno si barricano in casa come se Annibale fosse alle Porte, l’Italia è un Paese nel quale se si viene assaliti e depredati mentre si fa la pennichella pomeridiana bisogna rassegnarsi a subire. E come dovrà regolarsi chi, per dovere o per piacere, lavora la notte e ha pur diritto di dormire di giorno? Che cosa è autorizzato a fare se si trova malintenzionati in camera da letto? Chiama il Galileo Ferraris di Torino per sapere da che ora può difendersi? Chiama Gentiloni? Chiama Renzi? Chiama Mattarella?
di Aldo A. Mola