L’eredità di Havel, mio fratello

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Havel

“Per “l’Albatros” pubblichiamo in anteprima l’intervento del fratello di Vaclav Havel, l’indimenticato drammaturgo, oppositore del regime e infine presidente della Repubblica ceca, tenuto in occasione della Giornata Europea dei Giusti, 6 marzo”.


Ancora oggi la personalità di mio fratello Václav Havel, l’ex primo presidente della Repubblica Ceca libera, è in grado di coinvolgere molte persone, forse anche più di quelle
che lo hanno seguito durante gli ultimi anni della sua vita. Questo è dovuto al fatto che non era affatto un politico tradizionale, era un intellettuale la cui fama di drammaturgo era conosciuta in tutto il mondo. Inoltre, anche i suoi discorsi non erano tradizionali, erano frasi molto dirette cariche di pensieri importanti. Per questo le persone lo amavano.
La gente apprezzava la sua capacità di decidere in fretta sulla base dell’intuizione e di una visione profonda delle cose e, almeno in certa misura, di indovinare il carattere delle persone e delle situazioni. Con alcune persone si sbagliò, ma quando non si sbagliava era in grado di prevedere dove esse mirassero, perché una volta dicessero la verità e un’altra mentissero, che cosa stessero preparando. I suoi sostenitori ammiravano in lui una certa lungimiranza che all’inizio lo aiutò nelle decisioni strategiche.
Conosciamo bene però il paradosso per cui a volte l’ammirazione è accompagnata dal rifiuto e dall’invidia. Ancora oggi mio fratello ha molti oppositori, capeggiati da Václav Klaus, il nostro presidente uscente. Questi gli rinfacciano sempre qualcosa, e un esempio è la recente intervista molto aggressiva che Klaus ha rilasciato in Polonia. Non penso, però, che mio fratello avrebbe preso la cosa troppo sul serio.
Durante le ultime elezioni presidenziali in Repubblica Ceca si è manifestata in modo molto evidente l’influenza dello spirito ideale di Václav. Quella parte della nazione che si interessa alla cosa pubblica e che va a votare si è divisa in due parti quasi uguali: una manifestatamente incline al messaggio e alla personalità di mio fratello, e l’altra semmai critica nei confronti suoi e della sua epoca e che si interessa soprattutto del fatto che la nostra situazione economica non sta migliorando in modo così radicale come si
aspettava.
Credo che il messaggio di mio fratello sia ancora vivo nei cuori e nelle anime di molte persone. Oggi dovremmo ricordarci, e
soprattutto non dovremmo dimenticarci, la sua disponibilità e spesso anche il suo coraggio di pensare in modo diverso dal
comune. Allontanarsi dalla routine, dal modo comune di ragionare, avere il coraggio di pensare in modo diverso anche assumendosi il rischio di fallire. In poche parole superare le frontiere della banalità e degli stereotipi facili. In Václav questo era particolarmente evidente se guardiamo al suo amore per le direzioni nuove nella cultura, l’arte e la scienza.
Spesso gli oppositori gli rinfacciano la cosiddetta politica non politica, ma sono in pochi a capire correttamente cosa intendesse con ciò. Egli ebbe modo di esprimere i propri pareri politici nel saggio Il potere dei senza potere, che però fu scritto durante il regime, quando la parola “politica” aveva un significato molto diverso da quello che ha in democrazia. Oggi possiamo dire che la “non politicità” della politica va intesa più che altro come la serietà e l’onestà dello sforzo politico. Parole come “il politico” o “la politica” non dovrebbero più riportare alla mente quelle di intrighi, inciuci e comportamenti sempre interessati.
In questa occasione, quando festeggiamo insieme la prima Giornata Europea dei Giusti, penso che sia opportuno aprire un dialogo sulle caratteristiche della persona giusta. Io credo che giusto sia colui che è capace di guardare oltre i dettagli, che abbia dentro di sé il senso del bene e del male e che, posto di fronte ad un obiettivo giusto, non retrocede di fronte agli ostacoli. Costui poi è anche disposto a sacrificarsi per una giusta causa.
Quest’anno si celebra l’anniversario del sacrificio di Jan Palach del 1969; già allora si discuteva molto se il carattere estremo del suo gesto fosse adeguato all’obiettivo. Io penso che la ragionevolezza intesa come moderazione è una cosa, mentre la giustezza o la giustizia sono un’altra. Palach agì identificandosi con la propria natura e il proprio convincimento. Già a partire dagli anni ’60 proprio il problema dell’identità fu un tema importante per mio fratello e per il cerchio di persone intorno a lui. Anche alcune sue opere drammatiche mostravano come l’ipocrisia portasse alla perdita dell’identità. Le persone perdono la propria identità e poi non sanno più chi sono.
Io sono uno scienziato e avrei piacere di ricordare anche un altro campo nel quale i Giusti possono agire. Si tratta della scienza, ovvero la conoscenza scientifica nel senso più lato del termine. Proprio in questo senso mio fratello fondò il premio VIZE 97 che veniva, e ancora viene, conferito alle personalità, soprattutto del mondo scientifico, che hanno avuto il coraggio di andare oltre la corrente del pensiero unico nel loro campo accademico e, tornati con nuove scoperte, hanno arricchito la propria disciplina. Non sempre questi sforzi sono coronati dal successo, ma ciò non giustifica l’approccio sospettoso di molti colleghi rimasti ancorati al mainstream.
In conclusione, sarei felice di poter sottolineare come la forza con cui si è manifestato durante la recente campagna presidenziale è la dimostrazione della vivacità e dell’attualità del lascito di “verità e amore” di mio fratello Václav. Inizialmente si è parlato di questa idea in senso peggiorativo, ma dopo gli stessi sostenitori del messaggio di “amore e verità” hanno cominciato ad usarlo quasi con
autoironia. Penso che mio fratello si sarebbe divertito molto perché lui intendeva il concetto di “verità e amore” come una metafora per qualcosa che oggi chiameremmo piuttosto la giustizia. La persona realmente retta dà la precedenza alla verità e all’amore contro la menzogna e l’odio. I risultati delle recenti elezioni presidenziali, dunque, pongono una domanda importante: “chi oggi nella Repubblica Ceca può riempire lo spazio rimasto libero dopo la scomparsa di mio fratello?”.
Può darsi che una persona del genere debba ancora manifestarsi, oppure forse già cammini tra di noi, non scoperta, ignorata. Trovare una personalità del genere non sarà facile – viene anche da chiedersi se debba essere cercata oppure se non dobbiamo invece attendere che si manifesti da sola.
Io credo che mio fratello non fosse un essere umano particolarmente speciale, persone come lui ce ne sono molte, ma magari non trovano l’occasione, l’opportunità e il coraggio. Certo, nella storia di Václav Havel giocò anche un po’ il caso, che lo portò ad essere la persona giusta al momento giusto e nel momento giusto. Ma non fu un caso se egli decise di cogliere questa occasione. E il lascitodel suo messaggio di verità, amore e giustizia non è morto con lui ma continua a vivere dentro di noi come una sfida per il futuro.

Ivan Havel
(Traduzione di Andreas Pieralli, giornalista, traduttore e scrittore)

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