Secondo gli ultimi dati de “il Sole 24 ore” la produzione industriale italiana è in calo del 2,9% su base annua con particolare crisi per due settori manifatturieri particolarmente importanti: trasporti e moda.
Nonostante i toni trionfalistici dei nostri politici non c’è dubbio che la situazione sia preoccupante per tanti motivi: dal mancato aumento della produttività alla crisi della Germania, nostro principale mercato per l’industria.
Maun altro motivo di preoccupazione è la mancanza di una vera politica industriale in Italia.
Non bastano i sussidi o le piccole polemiche su cos’è il “prodotto italiano”.
Occorrono provvedimenti strutturali e di largo respiro:
ecco tre esempi
- il costo dell’energia è in Italia sensibilmente superiore alla media europea (155,6 € ogni 1.000 kWh Iva esclusa, un valore che supera di gran lunga la media degli altri paesi europei (oltre il 27% in più). Questo significa un sovracosto per le imprese che consumano energia e che sono costrette a risparmiare su altre voci di costo (quali ad esempio investimenti e stipendi) per rimanere competitive sui mercati esteri. Compito della politica sarebbe quello di incentivare la produzione di energie rinnovabili, mentre invece si rendono più difficili le procedure burocratiche per l’installazione, ad esempio, di parchi eolici in alto mare
- i tempi della magistratura restano biblici e questo resta uno degli ostacoli principali per un’attività economica soprattutto per aziende medio-piccole. Attendere anche dieci anni per la definizione di una causa civile o di un fallimento significa per molte di esse essere in una situazione drammatica. Basti considerare l’esempio di una ditta che, dopo aver pagato l’Iva, fornitori e dipendenti deve aspettare un decennio per poter detrarre almeno le imposte
- uno dei compiti fondamentali di uno stato dovrebbe essere quello di garantire i servizi essenziali alle aziende, quali i trasporti. Ebbene i collegamenti tra il Nord (ove è collocata la maggior parte delle industrie manifatturiere) e Francia e Germania (Paesi verso cui viaggiano buona parte delle nostre esportazioni) sono non da ora in condizioni critiche.
la linea del Gottardo (appena potenzia dagli svizzeri con la nuova galleria del Gottardo) ha un collo di bottiglia nel tratto Como-Milano (il cui quadruplicamento è in attesa del superamento degli ostacoli posti da alcuni piccoli comuni), mentre la linea del Sempione (in cui sempre gli svizzeri hanno raddoppiato la galleria del Lötschberg) non può trasportare i grandi semirimorchi perché la galleria elicoidale di Iselle è stata costruita ai primi del ‘900 e per pendenze e struttura non ne sopporta il passaggio).
Si tratta di provvedimenti necessari se si vuole dare ossigeno all’industria italiana e per attirare investimenti stranieri, altrimenti c’è il rischio di diventare un Paese che vive di turismo: un po’ poco per 60 milioni di abitanti
di Angelo Gazzaniga