L’Italia fa acqua in senso reale, ma soprattutto metaforico. Il capitalismo all’italiana, un capitalismo basato sui sussidi di Stato non regge più: occorre una nuova generazione di imprenditori autenticamente liberali
Per la seconda volta in un mese il capoluogo lombardo è stato colpito da piogge che hanno causato disagi. Un profondo buco si è creato nell’asfalto in pieno centro Milano. Ci chiediamo … come è possibile che una città come Milano non abbia fondi per risolvere problemi che ormai sono ordinari e che azioni preventive non possano evitare situazione tanto spiacevoli se non alle volte tragiche?
Siamo un paese ricco dove la spesa pubblica molte volte riguarda progetti inutili e faraonici, basta solo citare le strutture delle Olimpiadi di Torino alcune delle quali ormai abbandonate o quelle del Mondiale del ’90 che sono ancora in attesa di soluzione. O meglio siamo un paese con pochi molto ricchi, che da soli forse potrebbero azzerare il debito pubblico ma che invece continuano a depredare il bene pubblico con fittizie dichiarazioni dei redditi.
Precisiamo: noi di Libertates ci battiamo per il libero capitalismo, ma con una vera competizione di mercato regolata in maniera snella dall’autorità pubblica e con tasse chiare e non “vampiresche”. Il dato storico, tuttavia, mostra un’Italia con grandi imprenditori privati che negli ultimi 50 anni hanno preferito condizionare la politica per tutelare i loro interessi piuttosto che investire nell’innovazione di prodotto e nella ricerca di nuovi mercati. Ora ne pagano (gli imprenditori) e ne stiamo pagando tutti le conseguenze. Il crollo del tasso di occupazione deriva da una classe imprenditoriale – compreso il capitalismo pubblico – sprovvista di un vero spirito industriale. Crollato il protezionismo di Stato è crollato tutto, e da qui si capisce la timidezza dei politici nostrani nel Parlamento europeo, molte volte non abili a tutelare gli interessi del made in italy.
La verità è che da sempre la nostra industria privata si è poggiata troppo spesso sullo Stato. Cig, finanziamenti pubblici, sgravi fiscali, cessione di imprese pubbliche per quattro soldi, danni ambientali non risolti hanno permesso a pochi di speculare sulle spalle di cittadini, lavoratori e imprenditori virtuosi.
Noi come liberali chiediamo che lo Stato smetta di fare da balia alla vecchia generazione di industriali e che finalmente lasci libera strada a nuovi giovani imprenditori e che investa su di loro favorendo le nuove imprese, eliminando l’inutile burocrazia e agevolando l’accesso al credito.
Il centro di tutto questo è l’innovazione digitale, una grande occasione da non perdere. Non ce ne rendiamo conto ma una nuova rivoluzione industriale è già iniziata da tempo. È ora di farne parte.