Lo sciopero del metro a Roma: un indizio di come certi problemi prima o poi vengano a galla
Tutti abbiamo sentito dello sciopero selvaggio alla Metropolitana di Roma: i passeggeri abbandonati sulle carrozze, l’ordine di fermare i treni, le dichiarazioni di Marino eccetera.
E’ un esempio di come tutti i mali di una gestione anacronistica delle aziende municipalizzate a poco a poco vengano a galla:
- i macchinisti della Metro di Roma sono una casta privilegiata e intoccabile all’interno dell’ATAC: lavorano 750 ore all’anno contro le 1300 dei macchinisti della metropolitana di Milano: forse che guidare un treno a Roma è più stressante che a Milano?
- due sindacati minori (che scioperavano per ottenere un riconoscimento della propria forza contrattuale) hanno bloccato tutta una città con una decisione né condivisa né approvata dagli altri lavoratori dell’Atac (alla faccia della democrazia interna)
- non si sa chi abbia ordinato l’arresto dei treni in linea e prima dell’inizio dello sciopero: si è scoperto che la linea A della metropolitana di Roma non ha in pratica un responsabile dell’esercizio (cioè il capostazione): quello esistente è stato rimosso perché coinvolto in alcuni scandali, mentre quello nominato al suo posto non ha ancora ottenuto l’autorizzazione ministeriale in quanto responsabile di alcuni incidenti avvenuti nella rete interurbana di Roma: ma quale azienda “normale” potrebbe permettersi di lasciare per mesi praticamente vacante il posto di uno dei dirigenti essenziali per il suo funzionamento?
- il sindaco Marino ha promesso un’indagine rapida e severa sull’accaduto: “martedì si riunirà la commissione disciplinare e chi ha sbagliato verrà cacciato”. Parole sacrosante e doverose, salvo che a distanza di una settimana tutto si è insabbiato perché è prima necessaria una perizia fonica per riconoscere la voce di chi ha impartito l’ordine (ma quanti a Roma hanno la facoltà di dare ordini ai macchinisti della Metro? é un ordine dato forse in segreto o da casa?)
- al momento di fare la perizia fonica per risalire al responsabile la vicenda si tramuta in farsa: il nastro è stato cancellato (da chi?, quando?) e quindi tutto finisce in burla
Occorre non tanto una punizione esemplare (che lascerebbe la situazione più o meno uguale) quanto una profonda riforma di tutto il sistema delle municipalizzate: concorrenza mediante gare per l’assegnazione del servizio, trasparenza nei bilanci, responsabilità dei capi che devono rispondere del comportamento dei sottoposti ma anche devono poterli scegliere e licenziare.
Una riforma autenticamente liberale.
Guidoriccio da Fogliano