Un saggio sulla differenza tra scaltrezza cristiana e scaltrezza mondana enunciata da Papa Bergoglio
“Lo spirito soffia dove vuole”, insegnano le Scritture. “Il vostro parlare sia: Sì, sì; No,no. Tutto il resto viene dal Maligno” , sta scritto in Matteo, 522-28 e 33-37 ). Discorrere “pro” e “contra” l’approccio al mondo di Papa Bergoglio, come se si tratti di una questione di “schieramento”, prescindendo dall’ampiezza dei “problemi” e dal rilievo dei “contenuti” ( secondo un vecchio paradigma degno di Ugo La Malfa ), non mi pare rivesta grande significato. Noi, ultimogeniti di Pico, preferiamo andare oltre, rintracciando l’eterno nel transeunte, magari anche con capovolgimento di piani, dove per vie insospettate la modernità si ritrova in Luca 18, parabola della vedovella e il giudice: “Fammi giustizia contro il mio avversario!”. Quanta sconvolgente premonizione dell’odierno giustizialismo vi è racchiusa ! Sul punto, recepì il mio libro “Ethos e Kratos” don Gianni Baget Bozzo. E in effetti, il vangelo di Luca sembra essere, per questa parte, il più “filosofico”, o di intrinseca “filosofia laica”, dei quattro; non mancando degli esegeti che lo abbian potuto ritenere addirittura l’unico realmente “autentico”. Ma lo spirito umano giammai è stato difettivo dei suoi momenti, anche di ciò che la modernità chiama l’ utile o il vitale ( da Machiavelli a Mandeville, da Croce a Hayek ). Sì che, a modesto contrappunto verso alcune affermazioni ( più che “tesi” ) di Papa Francesco, ho potuto ricordare Luca 16, 1-13. Là dove il dotto evangelista fa intervenire un amministratore disonesto, accusato di aver sperperato beni del ricco padrone. Ma l’amministratore risponde: “So che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato, ci sia qualcuno ad accogliermi in casa”. Riduce proporzionalmente i debiti a ciascuno dei debitori, riscuotendo l’apprezzamento del padrone, “perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, sono più scaltri dei figli della luce”. I figli spirituali o della luce costituiscono il momento “etico”; i figli di questo mondo, bene, invece, i figli del momento ( più che “cconomico”, come tale ) “utile” o “vitale”, in senso ampio, come suggerisce in varie svolte del suo pensiero l’autore del “Perché non possiamo non dirci cristiani”, Benedetto Croce. Ma il punto più notevole, forse un poco sottaciuto nella denuncia di Papa Bergoglio avverso lo “sterco del diavolo”, che è il denaro, resta quello successivo in cui Luca fa dire al padrone “Ebbene io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne” ( nel senso non della legittimazione della “tangente”, ma della coerenza interna all’utile ). Infatti: “Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti”. La “fedeltà” o il criterio di “honestum” ( piaccia o non piaccia ) è qui trasferito sulle “modalità” del rapporto; più che sul telos, o sul fine perseguito. Sono gli albori dell’autonomia della politica dalla morale; delle due “scienze mondane” ( l’economica e l’estetica, rispettivamente per la sfera pratica e la teoretica, come diceva Croce nei saggi della maturità ). Papa Bergoglio, avvistosi della densità della pagina evangelica e dei problemi immensi che la parabola dell’amministratore disonesto solleva, ha detto che la “scaltrezza cristiana” significa il “fare le cose un po’ svelte”, a differenza di quella “mondana”, che implica aspetti di disonestà più marcata. Il che porta al chiarimento ulteriore: modi categoriali per il Welfare e per il sistema di libero mercato, in totale “deregulation”; “Sveltezza” come “temporalità” e “attimo” nell’orizzonte della decisione ( Kairòs ); “Servo stolto e servo prudente” in Luca 19, 11-27 e in Matteo 45-51; “Servi inutili” e “servi utili” in Luca 17. 5-10; Vergini stolte e Vergini prudenti; Esser pavidi come colombe e astuti come il serpente; e così via in un fiume carsico di elementi vitali, utilitari, di “prudenza” o “accortezza” che arrivano fino a Erasmo e Machiavelli, Pico e Vico. Ma tutto ciò non è “doppiezza”; “Direzion dell’intenzione”; fraintendimento del principio attribuito a Machiavelli dai machiavelliani gesuitici o teorici della Ragion di stato, del “fine giustifica i mezzi”. Dal momento che sta scritto: “La tua parola sia Sì, se è sì^; No, se è no. Tutto il resto viene dal Maligno”. Questo è, ora, il punto. Esempi: si combatte la pedofilia.Bene. Si combatta. Si chiarisce che lo IOR possiede utile di circa 81 miliardi ( e non più 18 ) di Euro; e si chiedono case accoglienti per i diseredati. Bene. Si faccia tutto ciò. Dalla trasparenza e dalla evidenza si trascorra ( con la logica interna dell’agire utilitario, che in questo caso è la coerenza etica, in un mirabile intreccio di “vitale” e “morale” ) agli atti conseguenti. Alla fine ( quanto mai provvisoria ) della modesta ma coerente esegesi, resta pur sempre il bisogno della “dolcezza”, come atto di “addolcimento” nel “giudizio”! ( in senso filosofico ) Il bisogno del “balsamo della vita”, da riconquistare in una età di “lotta continua” ( come diceva Schelling nelle “Età del Mondo” di duecento anni fa ): “Leit-motiv” che mi ha spinto a dedicare a Papa Francesco “Il Vivente originario” ( ed. Albatros, 2013 ) e a ripensare assiduamente “A proposito di sterco del male”; “Ancora su Croce e il cristianesimo”; “Sorprendente Luca: la forza dell’ Antico Testamento”; “Scaltrezza mondana e scaltrezza chiesastica. Ovvero del nuovo Iperione”; “Bussola liberale vertigine etico-politica”, che i lettori di “Libertates” conoscono ( con buona pace del “terzo Papa”, Eugenio – se può esser consentita la breve celia -, presente nel dialogo etico-politico nelle vesti di “padreterno”).
Giuseppe Brescia