Perché (secondo um lombardo) il referendum è giusto e utile
Il lombardo (è nato a Calcinate, in provincia di Bergamo) Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura e vicesegretario del Pd, scrive in un post che il referendum consultivo sull’autonomia, previsto per domenica 22 ottobre in Lombardia (e in Veneto) non serve a nulla. Spiega che vinceranno i sì, ma che tutto resterà come prima. Dice che i 50 milioni di euro del costo della consultazione dovrebbero essere spesi per i pendolari e per creare lavoro. In sostanza ritiene il referendum una manovra propagandistica del governatore leghista Roberto Maroni. È vero, il referendum è consultivo: se vincerà il sì, la Regione aprirà un confronto con lo Stato sulle materie da gestire e l’accordo dovrà essere votato dal Parlamento. Ciononostante cambierà tutto. Il referendum sull’autonomia è giusto, utile e simbolico: farà capire agli italiani, all’Italia catto- comunista, centralista e senza cultura liberale, che cosa potrebbero essere democrazia e federalismo nel senso pieno del termine.
La Lombardia è la regione più popolosa d’Italia (con moltissimi cittadini di origini meridionali superlativamente lombardi) e realizza il 21% del Pil nazionale, non usufruendo della pletorica pubblica amministrazione di Roma (per questo nessun lombardo, fiero della ricchezza prodotta con le proprie mani, invidia la capitale). Come residuo fiscale, ogni lombardo, inclusi neonati e anziani, trasferisce allo Stato centrale 5.500 euro annui in solidarietà. Un siciliano ne dà zero, anzi ne riceve 1.782. (E si considerino l’evasione fiscale pure presente in Lombardia e quei cittadini lombardi che pagano non solo ospedali, scuole e strade del Sud, ma anche quelli che utilizzano gli evasori del Nord… non mi sorprende che tu non paghi le tasse, mi fa infuriare che tu e i tuoi figli utilizzate ospedali, scuole e strade da me pagati).
di Ernesto Vergani