Un’analisi delle affermazioni fatte da De Magistris in un suo pamphlet: la giustizia è qualcosa di universale, la realizzazione del diritto naturale che collide necessariamente con i poteri. Un’affermazione che lo porta ad affermare che la legge Severino è sostanzialmente illegale: proprio come Berlusconi
Quando in Italia si parla per la centesima volta di riforma della giustizia senza cavare un ragno dal buco, in una bizzarra teatralità istrionica da Truman Show schizoide, si corre il rischio di incoraggiare la spettacolarizzazione mediatica di Venerabili centenari in contrapposizione al bene assoluto dei Gherardo Colombo che improvvisamente rispuntano dal nulla. Omnia vanitas et vanitas vanitatum: quanto è vero nella Repubblica dei fichi d’India dove le vittime e i carnefici sono – senza fare psicopatologia della politica- narcisisticamente sfrenati e sfrenatamente vittimisti.
Esiste un “fumus” vagamente “persecutionis” nella sociologia che rifiuta passionalmente l’etica della responsabilità di Max Weber in atti giudiziari, cristallizzando la figura giuridica “extra-ordinem” delle cripto-imputazioni:
piattaforme probatorie viziate più che dalla longa manus delle toghe rosse (sono davvero mai esistite le demonizzate toghe rosse?) da un narcisismo protagonistico piccolo-borghese tenuto in piedi dall’ideale del Pubblico Ministero in missione. Addirittura Giancarlo Caselli, ripetitivo “ad nauseam”, già alfiere della primavera di Palermo caratterizzata dall’idiosincrasia fobica all’Establishment in quanto tale, è arrivato a teorizzare nel 2010 in articoli di giornale uno uguale all’altro l’imparzialità del magistrato fatta di passione, un gigantesco ossimoro giuridicamente parlando. Passione e imparzialità sono termini antitetici: se prevale il primo muore il secondo, e viceversa. La vanità piccolo-borghese nell’apologia dell’azione penale obbligatoria scagliata contro tutto ciò che si identifica con la cultura liberal-anglosassone dell’establishment-un pilastro irrinunciabile della crescita economica-è illustrata in maniera abbastanza disarmante dalla visione adolescenziale dell’ex pm di Toghe Lucane Luigi De Magistris nel suo pamphlet “Giustizia e potere. Una storia senza amore”: “Perché si realizzi, la giustizia si scontra con il potere e con i poteri. La giustizia è qualcosa di universale, rappresenta il diritto naturale. Per questo entra in conflitto con i poteri. I poteri spesso sfruttano illegittimamente il diritto per raggiungere una falsa giustizia” e poi l’auspicio di un rafforzamento del legalitarismo di Montesquieu: “Ci si chiede se la giustizia abbia bisogno del potere per potersi realizzare, per esempio, se la magistratura è un potere dello Stato oppure se è solo un ordine. Secondo l’ottica di Montesquieu è un potere giudiziario, ma secondo un’ottica più attuale potrebbe essere intesa più come ordine che come un potere. Proprio perché giustizia e potere non possono coincidere, in quanto la giustizia per realizzarsi si mette contro i poteri. I poteri tutto realizzano fuorché le forme di giustizia. Basti pensare al potere economico e finanziario, a quello statuale governativo o parlamentare, che realizzano anche le più profonde ingiustizie”.
Rivoluzionarismo piccolo-borghese, pre-Maurizio Landini, e infine – ringraziamo il “reo-confesso” De Magistris – la legittimazione del “delirio del desiderio” filomarxista: la classe operaia va in Paradiso. Citare De Magistris:“Secondo me Marx può essere tranquillamente citato perché Marx ha avuto una serie di intuizioni e meriti politici straordinari. Credo molto ai lavoratori che sono anche effettivi gestori delle aziende, le cooperative, le forme di partecipazione all’azionariato delle imprese. Senza questo nuovo rapporto tra economia e lavoro, tra sviluppo e lavoro, strettamente collegati alla legalità, non si va da nessuna parte”. E non c’è da stupirsi che nell’adolescenza di De Magistris ci sia lo stesso rifiuto di Silvio Berlusconi per la legge Severino, l’insulto a quella magistratura che lo ha condannato a 1 anno e 3 mesi di reclusione per abuso d’ufficio: “E’ una sentenza intrisa d’illegalità”. Perché aspetti De Magistris a iscriversi a Forza Italia, non è dato sapere.
Alexander Bush