Cent’anni fa per salvare l’Italia dalla catastrofe postbellica Vittorio Emanuele III nominò presidente del Consiglio, per la quinta volta, Giovanni Giolitti. Lo Statista (1842-1928) aveva settantotto anni. Affrontò vittoriosamente le prove più dure. In pochi mesi abolì il “prezzo politico del pane”, risanò la finanza pubblica, affrontò senza traumi l’occupazione delle fabbriche, chiuse l’avventurismo dannunziano a Fiume, soffocò la guerra civile strisciante fra opposti estremisti.
Tra le misure allo studio per consentire il ritorno alla “normalità” dopo la fase acuta della pandemia del covid-19, qualcuno sta pensando d’imporre agli “anziani”, col pretesto di “tutelarli”, un ulteriore “isolamento” per chissà quante settimane o mesi. Sarebbe un’inaccettabile violazione dei diritti costituzionali dei cittadini, che non possono essere discriminati in ragione dell’età, la quale serve unicamente a distinguerli tra minorenni e maggiorenni.
Anziani o meno, gli Italiani hanno diritto di opporsi a ogni vessazione dei loro diritti non negoziabili e a ogni limitazione delle libertà fondamentali riconosciute dalla Carta.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha quasi 79 anni. La Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ne assume le funzioni “in ogni caso in cui” il Capo dello Stato “non possa adempierle”, ne ha 73. Pur essendo entrambi “anziani” secondo i parametri usuali, essi non sono né impediti né “incapaci”.
Sarebbe lungo l’elenco dei Capi dello Stato eletti in età avanzata: De Nicola, Einaudi, Gronchi, Saragat… sino a Pertini, Napolitano e, appunto, Mattarella.
Quindi? Con quali criteri e per quali “diritti” si mira a conculcare la libertà degli “anziani”?
Esperti della vita, essi sanno tutelarsi da sé.
Come dicono i saggi, “l’anzianità fa grado”.
di Aldo A. Mola