Ma la Corte Costituzionale non dovrebbe giudicare della rispondenza delle leggi alla carta costituzionale, oppure si occupa ora anche della loro ragionevolezza?
Scatta l’ora legale. E’ panico in Corte Costituzionale. In sedici righe il giurista montanellian-craxiano Ferdinando Cionti ha analizzato con la sintesi tipica dell’esperto di diritto societario Guido Rossi sul Sole 24 ore la patologica anomalia italiana del cosiddetto “socialismo reale” dei giudici costituzionali: essi si sono eletti a “supergiudicistalkers” della legislazione con il doppio risultato monstre di cristallizzare il super governo dei Ghini Di Tacco e, in forza di un populismo giuridico da Papa Francesco: “Non toccate i diritti”, di impedire che una legge organica di sistema venga approvata dal Parlamento senza snaturamenti revisionistici. In altre parole il famigerato “bicameralismo perfetto” costituzionalmente congegnato per non far governare il Presidente del Consiglio dei Ministri -vedi l’insuccesso di Matteo Renzi nel perseguimento dell’azione di New Deal rooseveltiano – viene rafforzato dal Tempio delle Leggi al punto da far fallire il disegno di Giulio Tremonti di liberalizzare la foresta del credito, mentre di contro la tragicomica P3 di Flavio Carboni è stata a un passo dall’ammorbidire i giudici costituzionali in occasione della votazione in camera di consiglio sul Lodo Alfano (sic!): “Il Presidente della Corte Costituzionale, Alessandro Criscuolo, nel corso di un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo e pubblicata…dal Corriere della Sera, ha affermato a proposito della norma sulle pensioni: “A mio giudizio violava il principio di ragionevolezza” (è irritante il birignao da intellettuale della Magna Grecia un po’“furbetto del quartierino”, nda).
Dunque la Corte Costituzionale non si limita più a decidere se una legge ordinaria viola o meno una specifica norma costituzionale, ma si preoccupa di stabilire se è ragionevole o no. E poiché quello della ragionevolezza è un concetto ad elasticità pressochè illimitata, cosicché quel che è ragionevole per Tizio può essere irragionevole per Caio (come dimostrato proprio dalla sentenza in questione condivisa da sei giudici costituzionali, ma non dagli altri sei), è evidente che la Consulta è diventata una specie di supergiudice di equità della legislazione, subordinando il Parlamento alla sua volontà politica”.
Alexander Bush