Il no alle trivellazioni in Adriatico mette a nudo uno dei tanti problemi dell’Italia: la mancanza di una politica energetica coordinata
Nei giorni scorsi il governo ha emesso un decreto che è passato nel silenzio quasi assoluto: è stato ribadito il divieto a trivellazioni in mare aperto sino al limite di 12 miglia dalla costa.
A parte la considerazione che nel frattempo Croazia e Slovenia continuano a pompare da giacimenti che si estendono sotto tutto l’Adriatico (e quindi anche italiani) in barba a qualsivoglia accordo internazionale (e proteste dell’Italia) ci chiediamo:
qual è la politica energetica dell’Italia?
- l’estrazione di petrolio e gas da giacimenti italiani (che potrebbero arrivare al 10% del nostro consumo) viene osteggiata in nome dell’ecologia, dei problemi di subsidenza e di una ostilità psicologica nei confronti delle aziende petrolifere (viste spesso come esponenti del più bieco capitalismo)
- il carbone viene respinto per i pericoli di inquinamento esistenti non solo per le centrali, ma anche per tutta la catena dei trasporti
- il gas (che è la nostra maggiore fonte di approvvigionamento) ha mostrato tutta la sua vulnerabilità: dipendiamo da paesi instabili (diciamo così) come Libia, Algeria o dal volere del Putin di turno
- l’importazione di gas liquefatto è resa difficoltosa dal fatto che nessuno vuole avere sotto casa i centri di rigassificazione (ingombranti, pericolosi eccetera)
- dell’energia nucleare meglio non parlarne addirittura (anche se continuiamo a importarla a caro presso da Francia e Slovenia che hanno centrali nucleari a poca distanza dalle nostre frontiere…)
- l’energia eolica non va bene perché le pale disturbano il paesaggio e danneggiano il turismo
- l’energia fotovoltaica va bene per il consumo domestico, ma è concorrenziale solo grazie a cospicui aiuti (che aumentano il costo della nostra bolletta energetica) e per le grandi centrali si torna al problema di prima
Probabilmente non esiste una soluzione ideale, ma un mix di scelte.
Il vero problema è che non esiste né un ministero dell’energia come nella maggior parte degli altri Paesi (anche se i maligni dicono che in Italia esiste e come: l’ENI) né una politica che si possa definire tale: con obiettivi a breve e lungo termine, costi e programmazione efficaci.
Occorrerebbe anche in questo caso ciò che chiede Libertates: un’informazione chiara e comprensibile sugli aspetti del problema, proposte che indichino vantaggi e svantaggi, perché possano essere gli italiani a giudicare: diventando così cittadini che possano decidere del loro futuro (e accettarne gli inconvenienti) anziché sudditi che subiscono mugugnando (e spesso ribellandosi a vuoto) scelte fatte da altri sulla loro testa. E sperando che tutto non sia affidato al caso….
Angelo Gazzaniga