In questa campagna elettorale si è parlato ben poco di scuola e di giovani.
Sembra che il problema di quale futuro avrà l’Italia sia ben poco interessante: eppure è ormai assodato che i Paesi che hanno maggiore sviluppo sono anche quelli in cui il sistema scolastico funziona meglio.
E la scuola italiana era sino a qualche tempo fa in posizioni di eccellenza: cos’è diventata ora? È sufficiente vedere i risultati dei testi Invalsi: il 40% degli esaminati ha cognizioni di matematica di base neppure sufficienti e questa percentuale sale al 60% al Sud.
Quali proposte si fanno in campagna elettorale per ovviare a questo gravissimo problema?
Aumentare gli stipendi degli insegnanti (cosa lodevole e necessaria ma che riguarda soprattutto loro), investire negli edifici scolastici (altra cosa utilissima visto lo stato di tanti edifici) ma cosa si propone per gli studenti? Poco o nulla.
Invece molto si potrebbe fare senza tanti investimenti. Ad esempio:
- introdurre il buono scuola che permetterebbe alle famiglie di scegliere la scuola migliore per i propri figli introducendo contemporaneamente una concorrenza tra i vari istituti: chi lavora meglio ha più studenti e quindi incassa di più
- reintrodurre gli esami a fine corso con commissari esterni: si eviterebbe in questo modo il successo di tanti “diplomifici” utili a rilasciare attestati e non certo a insegnare ai giovani perché nessuno controlla l’effettivo livello degli studenti (basti pensare agli esami di maturità con il 99,9% di promossi)
- riorganizzare il sistema studio-lavoro che funziona benissimo in Paesi come la Svizzera e la Germania che in questo modo sfornano tecnici già preparati per il lavoro mentre in Italia è sempre più un modo per assicurare manodopera a basso costo per le imprese.
- Rendere più costoso e difficile il meccanismo dei “fuori corso” all’università: migliaia di studenti parcheggiati per anni (o decenni) nelle università rappresentano un costo per le università (intasate da nullafacenti), per la società (che vede migliaia di giovani inutilizzati come forza lavoro) e per loro stessi (che vivono in un limbo).
Sarebbero proposte, lo ribadiamo, a costo zero o quasi ma di cui (forse proprio per quello?) non ne abbiamo ancora sentito parlare
di Angelo Gazzaniga