Gli episodi resi noti negli ultimi giorni lasciano allibiti.
Dopo lo scandalo Palamara noi, poveri illusi che lo abbiamo ritenuto un episodio isolato, abbiamo dovuto ricrederci: impensabile scoprire che giudici di una procura importante (Milano) anziché denunciare presunti comportamenti impropri da parte di colleghi e capi spediscono copie di verbali di inchieste delicatissime che riguardano altri magistrati al CSM;
che giudici membri del CSM (peraltro noti per la loro inflessibilità) anziché informare i capi del fatto trattengono questi verbali, li passano ad altri giudici, li lasciano nel cassetto per mesi fintantoché una segretaria (tra l’altro compagna di un giudice) li invia anonimi ad alcuni giornali…
Un assieme di comportamenti che violano non sono leggi e regolamenti, ma qualsiasi deontologia professionale.
Quale fiducia possono avere i cittadini verso una simile magistratura? E quale può essere la situazione dei tanti (tantissimi) magistrati che fanno con onestà e impegno quotidiano il loro lavoro verso i loro capi?
Occorre una vera e profonda riforma della magistratura, altro che modifica della prescrizione attorno a cui si accapigliano da anni i politici.
Già da molto tempo Libertates ha proposto (vedi il nostro “Il terzo strapotere” di Antonio Martino e Fabio Florindi edito da LibertatesLibri) alcune modifiche fondamentali:
- separazione delle carriere. Non è un elemento di chiarezza ed efficienza che un Pubblico Ministero possa scambiarsi di posto con un giudice e viceversa. Compito del Pubblico Ministero è rappresentare l’accusa (e quindi gli interessi dello Stato), del giudice quello di valutare i fatti. Due funzioni diverse e in certi momenti contrastanti.
- Meritocrazia nelle carriere. Le carriere basate esclusivamente sull’anzianità sono una caratteristica dello Stato ottocentesco. Ormai in ogni settore si è istaurato il principio che fa carriera il più bravo e soprattutto chi lavora meglio e ottiene risultati. Il giudice che impiega anni per stilare una sentenza o che vede modificate in appello buona parte delle sue sentenze non è un buon giudice…
- Responsabilità dei giudici: un giudice che sbaglia per dolo o per colpa grave deve poter essere punito. Attualmente è lo Stato che risarcisce il cittadino, mentre il giudice resta sostanzialmente impunito senza nessuna conseguenza per la carriera
- Riforma del CSM: andrebbero introdotti alcuni criteri oggettivi di valutazione per le promozioni decise dal CSM che attualmente, grazie al principio dell’assoluta indipendenza della magistratura, sono lasciate alla totale discrezionalità dei membri con inevitabili fenomeni di clientelismo e correntismo.
Sono indubbiamente riforme che incidono profondamente su una struttura diventata progressivamente una casta sempre più chiusa e autoreferenziale, ma sono riforme necessarie per avere una vera svolta nel futuro dell’Italia.
di Angelo Gazzaniga