Una difesa appassionata delle pensioni
Una sentenza della Corte costituzionale, la n. 70 del 30 aprile (pubblicata il successivo 7 maggio nella G.U.), ha mandato in tilt il mondo politico e soprattutto il Governo. Quella pronuncia ha cancellato una norma del dicembre 2011 (Governo Monti/Fornero) che aveva determinato il blocco della perequazione (=rivalutazione) delle pensioni superiori a 1.443 euro lordi (tre volte l’assegno minimo Inps) per gli anni 2012 e 2013. L’avvocatura dello Stato, che era intervenuta nel procedimento per conto di Palazzo Chigi, aveva determinato il costo della cancellazione della norma in 4,8 miliardi. Questa cifra è lievitata fino a 19 mld (con un ritorno di 7,5 mld circa all’erario sotto forma di tassazione). Il ministro dell’Economia, Pier Giorgio Padoan, ha annunciato che “entro la prossima settimana il Consiglio dei ministri potrebbe già varare un decreto. Meglio risolvere il prima possibile sia in termini di trattamento degli arretrati sia in termini di regime futuro, anche perché la Commissione europea ci sta osservando attentamente. Non ripristineremo totalmente l’indicizzazione, lo faremo in modo parziale e selettivo”. Il Governo, però, si dimentica di dichiarare guerra agli evasori, ai mafiosi e ai big del sommerso, ma attacca solo i pensionati! Ogni anno mille miliardi non sono tassati! L’Unpit da tempo chiede una legge “stile Usa” denominata “manette facili” nei confronti di chi compie attentati alla sovranità fiscale della Repubblica.
LA POSTA IN GIOCO. I pensionati avanzano due richieste che implicano il rispetto della sentenza della Consulta senza ma e senza se: a) il ripristino della perequazione illegittimamente bloccata; b) la restituzione degli arretrati maggiorati degli interessi legali. «Le sentenze della Corte che dichiarano la illegittimità costituzionale di una norma di legge o di un atto avente forza di legge – dice una dichiarazione della Consulta – producono la cessazione di efficacia della norma stessa dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. Da quel momento gli interessati possono adottare le iniziative che reputano necessarie e gli organi politici, ove lo ritengano, possono adottare i provvedimenti del caso nelle forme costituzionali».
LO STUDIO SPI/CGIL – 5,5 milioni di pensionati, quelli con un assegno sopra i 1.443 euro hanno perso negli ultimi 4 anni ben 9,7 mld con una decurtazione pro-capite di 1.779 euro per effetto del blocco della perequazione negli anni 2012 e 2013 e dei nuovi meccanismi di rivalutazione. Con l’inflazione annua al 2%, come da obiettivo della Bce, ai pensionati sarebbero sottratti ulteriori 3,6 miliardi di euro. Questi numeri figurano in uno studio dello Spi, il sindacato pensionati della Cgil.
IL MONITO DI LUCIANO GALLINO: “I pensionati anche nel 2014 hanno fornito allo Stato i soldi per pagare le anticipazioni che ha versato all’Inps per tappare i buchi di varie gestioni previdenziali (21 miliardi), e inoltre hanno contribuito con 24 miliardi al derelitto bilancio pubblico. Per cui, prima di bastonarli come si usa da tanti proporre, bisognerebbe considerare la loro reale posizione economica, e soprattutto usare in modo corretto e completo i dati del sistema previdenziale”.
LA POSIZIONE DI UNPIT. Lo Stato non può tradire il patto stipulato con i cittadini. Gli attuali pensionati dovevano essere avvertiti 40-50 anni fa che poi gli istituti previdenziali avrebbero cambiato le regole. Lo Stato ha già tradito, come affermato, gli impegni sulla perequazione annuale. E’ il momento di dire basta con i provvedimenti ideologici e discriminatori. L’Unpit (Unione nazionale pensionati per l’Italia) difende solo le pensioni costruite con il lavoro e non quelle regalate dai politici a se stessi, alle alte cariche pubbliche e ad intere categorie come artigiani, commercianti, coltivatori diretti, baby pensionate, impiegati di partiti e sindacati. I diritti acquisiti, costituzionalmente garantiti, non possono essere intaccati. Se dovesse passare la “linea Boeri” (neo presidente Inps), verrebbe fissato un precedente devastante: i diritti acquisiti di milioni di pensionati potrebbero, da quel momento, essere manipolati dal Governo e dal Parlamento, diventando il bancomat di una politica ingiusta e vessatoria.
CONCLUSIONI. Bisogna ricordare a Renzi & C. che le sentenze si applicano a favore di tutti i cittadini e non di una parte di essi, che il maltorto va restituito anche a rate, ma va restituito. Gli anziani hanno subito una rapina a mano armata da parte dello Stato. Non si scherza sulle parole Giustizia e Uguaglianza di trattamento. Le leggi retroattive per svuotare una sentenza sono degne di uno stato fascista o sovietico. I vincoli di bilancio non sono un dogma, se così fosse verrebbero cancellati i diritti fondamentali alla Giustizia e all’uguaglianza di trattamento. «Sul tempo il governo ha una certa discrezionalità: rimborsando prima alcuni tipi di pensioni o rateizzando il debito. Ma non può sottrarsi all’impegno: le sentenze si eseguono. Anche perchè se i cittadini fanno ricorso, il giudice nel 99,9% dei casi dà loro ragione e l’aggravio sulle finanze aumenta. Può disciplinare la materia per il futuro, ma sugli arretrati i giudici sono stati chiari: il congelamento era illegittimo». A dirlo è Antonio Baldassarre, ex presidente della Consulta, in un’intervista al Qn. “L’equilibrio di bilancio non è un lasciapassare all’arbitrio della politica” ha affermato in un’intervista a Repubblica un altro ex presidente della Consulta. Gustavo Zagrebelsky
Franco Abruzzo
Buongiorno,
chiedo se avete in programma una “class action” contro le recenti decisioni del governo in materia di pensioni.
Ringrazio, cordialmene.