Montepaschi & C, una legge per salvare l’onore

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I provvedimenti presi per il salvataggio delle banche italiane in difficoltà sono simili a quelli già presi negli altri stati, tranne uno che in Italia non è mai stato preso in considerazione: la riduzione dei compensi degli amministratori

Ormai è assodato quanto da tempo sospettavamo: il salvataggio del sistema bancario italiano ricadrà (e già ricade) sulle spalle di tutti noi contribuenti:
attraverso il salvataggio dal fallimento con la ricapitalizzazione di sette banche (Montepaschi, le due popolari venete e le quattro del Centro Italia) sia direttamente, sia attraverso il Fondo Atlante, finanziando un fondo per l’uscita “indolore” di quasi 25000 dipendenti, fondo a cui quest’anno sono stati assegnati 850 milioni ma che già si sa non saranno sufficienti
ma soprattutto garantendo la cessione degli Npl (non performing loads, in italiano “crediti inesigibili”) a fondi specializzati. Operazione che si preannuncia tutt’altro che indolore. Infatti tutti dovranno più o meno adeguarsi al prezzo trattato da Unicredit, circa il 13% del totale dei crediti con perdite molto forti per chi li valutava al 30/40% del valore (vedi Montepaschi)…
Tutte misure che sono state già prese altrove: nulla di nuovo sotto il sole…
Ma c’è un qualcosa che latita assolutamente in Italia. Negli altri paesi, dagli USA alla Germania, questi provvedimenti sono stati accompagnati da una drastica riduzione dei compensi degli amministratori delle banche salvate e, quasi sempre, da richieste di risarcimento nei confronti degli amministratori precedenti. In Italia nulla: continuiamo a vedere compensi milionari e buonuscite stratosferiche a dirigenti che, se non hanno prodotto questi danni, per lo meno non hanno fatto nulla per evitarli. Basti pensare che tutt’ora sono sufficienti tre giorni di lavoro a un dirigente per guadagnare quanto porta a casa un suo impiegato in un anno…
Si dirà che è necessario dare alti emolumenti per evitare fughe di cervelli, ma, visti i risultati, si sarebbe guadagnato due volte!

In pratica sarebbe un provvedimento semplicissimo: stabilire che quando lo Stato interviene in una banca i compensi (ovviamente non solo lo stipendio, ma anche bonus, fringe benefits ecc) non possano superare un certo tetto e che le buonuscite siano, in questo caso, vietate.
Una legge semplice semplice, di poche righe, di nessun costo e facilmente applicabile: cosa si aspetta?

di Guidoriccio da Fogliano

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