Si è conclusa con un’assoluzione generale la vicenda giudiziaria del Montepaschi.
Dopo anni di inchieste, un morto suicida, 20 miliardi di perdite e un costo per la collettività (cioè per tutti noi cittadini) di 10 miliardi non c’è nessun colpevole.
A questo punto: o questa è una situazione normale per una banca e allora può ripetersi ogni momento per altre banche oppure i colpevoli ci sono ma non sono perseguibili penalmente.
Secondo noi un colpevole c’è, eccome: il concetto di “banca del territorio” come è stato (e viene ancora) inteso da una certa politica.
A Siena vigeva la regola che “non si muove foglia che il Monte non voglia” e il tutto era gestito dalla politica locale (e non) che decideva tutto, dalle nomine ai finanziamenti, dalle assunzioni alle carriere. Ovviamente decideva anche della carica di Provveditore che, nominato più per fedeltà e parte politica che per capacità, finirà per acquistare una banca (l’Antonveneta) a un prezzo assurdo senza neppure una “due diligence” accurata mettendo cosi le basi per il crollo della banca.
È questo uno dei principali problemi dell’Italia: tutto un sottobosco di politica locale che gestisce migliaia di enti con criteri parassitari e antieconomici, solo per ottenerne vantaggi.
Sperare in un ravvedimento della politica è inutile, occorre una riforma profonda della burocrazia (come proposto da Libertates) che passa attraverso l’eliminazione e l’accorpamento degli enti inutili e un sistema elettorale che permetta ai cittadini di valutare e giudicare il comportamento dei propri rappresentanti.
di Angelo Gazzaniga