Mostri d’Italia: Carolina Cracami, la «fatina siciliana»

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Con questo articolo inauguriamo una serie di articoli dedicata alle stranezze e ai misteri sconosciuti del Bel Paese

« Immaginatevi una creatura grande la metà di un neonato, perfetta in ogni parte, in ogni lineamento, che borbotta parolette con una voce strana, che non sembra di questo mondo, che capisce quel che dici e risponde alle tue domande. Immaginatevi, ripeto, questa figurina alta mezzo metro e dal peso di neanche tre chili, e vi farete un’idea di questo straordinario, irripetibile fenomeno».Con queste parole, il giornalista William Jerdan, nel 1824, descrive Carolina Cracami (Palermo, 15 novembre 1815 – Londra, giugno 1824), conosciuta anche come Caroline Crachami,la «fatina siciliana»,spesso citata come la persona più piccola della Storia.
Se risulta assai discutibile una teoria che mette in relazione l’origine di alcune creature presenti nei miti, nelle leggende e nel folclore di diverse culture, come il cosiddetto «piccolo popolo» (fate, elfi, gnomi e folletti), con la teratologia, quella branca della biologia che studia le “mostruosità” congenite di un organismo, è altrettanto vero che nella patologia della piccola Carolina (oggi identificabile come una rara forma di nanismo) è possibile riscontrare un insieme di caratteri che ne fecero realmente una sorta di «fatina» uscita direttamente da un vecchio libro di fiabe. Nella famiglia Cracami nessuno soffrì della particolarissima patologia di Carolina che ne segnò crudelmente il destino trasformandola in un vero e proprio fenomeno da baraccone. La «fatina siciliana» venne inizialmente mostrata dai genitori alla duchessa di Parma e ad altri nobili italiani, se pur in via del tutto privata e senza scopo di lucro. In seguito, la famiglia si trasferì in Irlanda, a Dublino, dove il padredi Carolina, Louis Emmanuel Cracami, musicista presso il Theatre Royal, la diede in affidamento temporaneo ad un tale dottor Gilligan, che si offrì di portarla gratuitamente con sé a Londra, per un soggiorno finalizzato al recupero del precario stato di salute della figlia, compromesso – a detta dello stesso Gilligan – dal freddo clima della capitale irlandese.Tale accordo, prevedeva che giunti a Londra, il medico potesse esporre al pubblico la piccola Cracami solo per riuscire a provvedere alle spese strettamente necessarie per entrambe, ma in realtà le cose andarono in modo ben diverso e le presunte buone intenzioni di Gilligan si trasformarono presto nel tentativo di un impresario senza scrupoli di riuscire a guadagnare la maggiore quantità di denaro possibile sfruttando la sfortunata condizione di Carolina.
Fu così che in Inghilterra ebbe inizio un vero e proprio“Freakshow Tour”,di cui la piccola Cracami fu l’involontaria protagonista, dapprima a Liverpool, e in seguito a Birmingham e Oxford, prima di trasferirsi definitivamente a Londra, dove nel 1824, la «fatina siciliana» venne presentata alla corte reale vestita di tutto punto con un bel vestitino confezionato per l’occasione. L’evento ebbe grande risalto sui giornali dell’epoca e l’esibizione della «meraviglia delle meraviglie» divenne un must nella vita della capitale, con una media di circa 200 visitatori paganti al giorno. Il pedaggio per vederla era di 1 scellino, ma il prezzo poteva anche raddoppiare per osservarla a distanza ravvicinata o per sollevarla dal suo piccolo trono.
Attraverso le cronache dell’epoca sappiamo che Carolina era molto intelligente, parlava un buon inglese e aveva la battuta pronta, era attratta dagli oggetti scintillanti, amava vestire con gusto e ascoltava volentieri la musica. Provava piacere nel rivedere quei visitatori che con lei si erano mostrati gentili, ma non sopportava coloro che volevano osservarla troppo da vicinoo misurarla e, in questo caso, se sentiva parlare di dottori «stringeva un pugno che sembrava una nocciolina e manifestava la più inequivocabile contrarietà». Gli effetti dello stress continuativo a cui Carolina venne sottoposta da Gilligan nel corso delle sue lunghe esibizioni, si fecero sentire sul suo minuto corpicino, già prostrato da uno stato fisico precario e in particolare da una «tosse cattiva» che durava da giorni, probabilmente attribuibile alla tubercolosi. Fu così che alla fine di un’intera giornata passata ad intrattenere più di 200 visitatori, dopo aver accusato un malore, morì improvvisamente sulla carrozza che la stava riportando nel suo alloggio londinese. Era il 3 giugno del 1824 e la bambina aveva solo 9 anni.
I genitori di Carolina, rimasti sempre ignari di tutto, seppero della tragica notizia solo attraverso i giornali e il padre, giunto in Inghilterra per recuperare il corpo della figlioletta, nonostante le azioni legali intraprese, non riuscì a sottrarlo all’attenzione dell’anatomista John Hunter che lo acquisì per sudi scientifici. Oggi, lo scheletro ed alcuni memorabilia della piccola Carolina (un anello, il ditale, le scarpette, le calze e i calchi in cera del volto, del braccio, del piede sinistro e della caviglia), sono custoditi ed esposti nell’Hunterian Museum of the Royal College of Surgeons of England a Londra.
«Pensate alla breve, misera vita di Crachami! /La vita mai s’accese in cornice più minuta/ Di quella in cui Caroline è cresciuta/Ma quando si sentì solo un fenomeno da circo, provò/ a ritrarsi dagli occhi del mondo, povera nana! E spirò!» (Thomas Hood, 1825,Ode to the Great Unknown).

Carlo Canna

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