Il rapporto tra imprese municipalizzate e comuni è sempre stato uno dei problemi della finanza locale: sprechi, inefficienze, favoritismi non si contano. Un genere di rapporto che produce servizi spesso pessimi, o comunque al di sotto degli standard accettabili, con costi elevati e spesso incontrollabili: basti pensare alla gestione dell’Atac da parte del Comune di Roma!.
Già anni fa, si parla ormai di decenni, l’Unione Europea aveva chiesto che tutti i servizi fossero messi a gara e affidati al miglior offerente. I vari governi italiani avevano stabilito che, per aggirare in qualche modo il problema, si potessero affidare questi servizi “in housing” (cioè affidati a società di proprietà del comune stesso) solo queste società fossero state di diritto privato (cioè diventassero della SpA), la concessione fosse stata per un periodo limitato, che facessero servizi anche per altri enti, e che, comunque, fosse stata una procedura in via eccezionale…
Naturalmente, come c’era da aspettarsi, quasi tutti i Comuni (eccetto Udine e pochi altri) optarono per fare un’eccezione… che divenne la regola.
Ora, con il Pnrr, l’Unione Europea ci riprova: questi contratti potranno essere fatti “in housing” solo se ci sia un effettivo risparmio e se il servizio potrà essere migliore.
Detto questo, il Comune di Milano, che non può certo essere accusato di inefficienza nel caso dei trasporti pubblici, ha pensato bene di affidare all’ATM (società di sua esclusiva proprietà) il contratto dei trasporti pubblici per una durata ventennale, ovviamente senza alcuna gara, con il pretesto che per rientrare degli ingenti investimenti necessari per rendere “verde” il servizio occorre un periodo particolarmente lungo (più o meno con la stessa logica per cui si sono stipulati con le società concessionarie delle autostrade contratti validi sino al 2036…).
Una prova che anche in Comuni particolarmente efficienti e virtuosi come Milano scatta a un certo momento il “richiamo della foresta”: il servizio pubblico è comunque da preferire.
Come se non fossero davanti ai nostri occhi tutti gli sprechi e i costi aggiuntivi di queste scelte: niente gare e niente concorrenza significano campo libero a ogni tipo di spreco e di abuso.
Perché compito dei Comuni dovrebbe essere quello di stabilire regole e aspetti del contratto di servizio, mettere il tutto a gara e controllare che i concessionari si attengano alle regole e ai parametri di servizio stabiliti nel contratto.
Per quanto riguarda la necessità di fare investimenti a lungo termine sarebbe sufficiente stabilire la semplice regola che chi subentra deve rimborsare gli investimenti fatti e non ancora ammortizzati dal precedente concessionario.
Ma c’è un problema evidentemente insolubile: questi contratti “in housing” sono una delle principali fonti di potere (e non solo) degli enti locali!
di Angelo Gazzaniga