Democrazia e libertà sono fondamentali anche per i sindacati. Altrimenti prevalgono gli interessi di casta e la violenza
Quello che è avvenuto in questi giorni a Roma è paradigmatico: il Maestro Muti (cha da anni aveva accettato l’incarico di Direttore Onorario dell’Opera di Roma e che in breve aveva portato l’orchestra a livelli tali da essere andata in tournèe in Giappone e ad essere invitata, unica orchestra italiana, al festival di Strasburgo) se ne è andato, stufo di essere osteggiato e spesso insultato da una piccola minoranza di orchestrali.
Non si tratta, ed è questo l’elemento interessante, di una protesta dei lavoratori del Teatro; si tratta della protesta di un piccolo gruppo (20 o 30 su più di 500 lavoratori) che in questo modo tiene in ostaggio tutte le maestranze del teatro.
In questo modo tutti vengono danneggiati: la cultura italiana che perde un direttore del calibro di Muti, l’Orchestra di Roma che vede svanire la possibilità di entrare tra le grandi orchestre europee (il che significa: prestigio, introiti maggiori da spettacoli e registrazioni, tournée ecc ecc), i romani che si vedono privati della possibilità di avere spettacoli d’eccellenza, gli altri lavoratori che vedono venir meno la possibilità di avere maggiori soddisfazioni (non solo monetarie) nel lavoro.
Senza dimenticare che i cittadini di Roma finanziano generosamente il teatro con 17 milioni l’anno: denaro che dovrebbe servire allo sviluppo delle attività culturale e non al ripianamento di debiti creati da cattiva gestione o sacche di inefficienza.
Anche in questo caso occorrerebbe, come chiede da sempre Libertates, applicare le regole della democrazia e del libero mercato.
Le regole della democrazia devono valere anche nei rapporti sindacali: non è ammissibile che un piccolo gruppo scioperi danneggiando centinaia di colleghi seguendo la regola: non conta non il numero di chi sciopera e perché, ma il danno che può arrecare. Anche nella Costituzione c’e un articolo (sinora mai applicato) che prescrive che la rappresentanza sindacale debba essere proporzionale al numero degli iscritti.
E le regole del libero mercato e della concorrenza vengano applicate anche in questo caso: se il Teatro ha successo bene; se per colpa di pochi che prevaricano sulla libertà dei molti va male, lo si lasci affondare
Angelo Gazzaniga