Sembra che sia iniziato un periodo di turbolenza politica in Russia. Il Cremlino sta spostando dai loro posti, uno per uno, molti capi regionali; alcuni sono addiritura in carcere, accusati di corruzione. Vari gruppi di siloviki (agenzie e dipartimenti statali legati alla difesa, sicurezza eccetera) e di alti ufficiali si sono accusati pesantemente a vicenda. Far trapelare informazioni sensibili ormai è un elemente importante di questa lotta interna.
Il target più recente e più scandaloso è diventato il primo ministro Dmitry Medvedev. L’ha attaccato Aleksej Navalny, il personaggio più noto della opposizione russa contemporanea. L’investigazione anti-corruzione di Navalny contro Medvedev, realizzata in un formato assai divertente, è stata pubblicata su Youtube ed ha ottenuto milioni di click in pochi giorni. (https://www.youtube.com/watch?v=qrwlk7_GF9g)
Subito dopo questo successo, Navalny ha dato il via alla mobilitazione di piazza. Il paese non aveva assistito a proteste importanti già da parecchi anni, al punto da far pensare che Vladimir Putin fosse riuscito a congelare tutti i movimenti di opposizione. Tuttavia il 26 marzo scorso le folle si sono fatti vedere non solo a Mosca e San Pietroburgo, ma in tutta la Russia, da Kaliningrad a Vladivostok. Un’altra sorpresa: tanti dei protestatari erano giovani, e anche minorenni, quelli che sono nati sotto il regno di Putin. Gli osservatori parlano della comparsa di una nuova generazione sulla scena politica, e rilevano il ruolo crescente di Navalny, arrestato durante le dimostrazioni e condannato a 15 giorni di carcere per “disobbedienza alla polizia”.
D’altra parte Il primo ministro Dmitry Medvedev è stato sempre considerato un burattino di Putin, e gode di poco rispetto anche all’interno delle élites putiniane. Secondo le voci, questo fatto dovrebbe anche indicare da dove provengano molte onti d’informazione di Navalny. Ma non dobbiamo ingannarci: il motivo fondamentale delle proteste non è legato puramente e personalmente a Medvedev. Il fatto è che la gente si sta stancando progressivamente di tutto il sistema di potere putiniano basato, secondo l’opinione condivisa da tanti, su bugie, cinismo, nepotismo e corruzione totale.
Aleksej Navalny deve essere considerato in questa ottica come un leader populista, un leader anti-establishment. Per paradosso la sua parabola e’ paragonabile con le tendenze recenti delle democrazie occidentali, anche se il confronto di Navalny con Beppe Grillo o, addiritura, con Donald Trump, può sembrare assurdo a un primo sguardo.
Eppure, la retorica di Navalny, ad esempio, sulla questione della migrazione dei lavoratori stranieri dalle repubbliche post-sovietiche (problema tipico per Mosca e altre grandi città russe) è molto simile a quella della nuova destra europea. Gli occidentalisti russi radicali criticano Navalny per la sua posizione equivoca sul problema della Crimea (riconosce la violazione delle leggi internazionali ma non sembra molto disponibile a “restituire” la penisola). Gli intellettuali dei circoli liberali trovano molto da eccepire riguardo al programma di Navalny. E molti, all’interno dell’opposizione democratica, lo accusano di essere solo un narcisista, incapace di costruire coalizioni politiche.
Detto questo, devo riconoscere, però, che oggi proprio lui potrebbe far ripartire il cambio democratico in Russia. E il paese ha bisogno di questo cambio, per non ritrovarsi nel circolo vizioso del putinismom, fatto di una miscela deprimente di imperialismo e oscurantismo. Con la conseguenza di una mancanza di futuro. Io credo proprio che la Russia meriti qualcosa di meglio.
di Denis Bilunov