Alberto Cavaglion, studioso piemontese degli ebrei modernizzanti, del modernismo di Ernesto Buonaiuti, del tragico momento vissuto in Italia con la promulgazione delle leggi razziali ed il contrastato ritorno alla ‘normalità’, come degli ebrei di area ferrarese ( Giorgio Bassani e Max Ascoli su tutti ), nonché allievo dell’Istituto Croce e autore dell’importante Nati con la libertà (L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2012), si segnala per la felice individuazione di anagrammi, formati sulla base di nomi e cognomi personali. In incontri su Ferrara e Torino, che hanno visto lo scambio di saggi di comune interesse, scambio proseguito in colloquio per via telematica, lo storico mi proponeva un suo primo, ed efficace, anagramma: “Vana Libertà Colgo !” (proprio da “Alberto Cavaglion”, con evidente allusione alla difficoltà del reintegro accademico o istituzionale, subìta tra gli altri dal fine critico Attilio Momigliano). Alla comunicazione di cotanto anagramma, risposi – dopo averci riflettuto un attimo – con il mio, risultato di gradimento, alludendo alla comune ed estesa dottrina: “Cugi’ Barese, Seppi !”( da: “Giuseppe Brescia” ).
Non finì lì, dal momento che l’amico piemontese mi comunicava un ulteriore, e quanto mai significativo, anagramma del proprio nome e cognome: “Ventaglio Calabro” ( sempre da ‘Alberto Cavaglion’ ). Ma – ermeneuticamente – la curiosa vicenda filologica serio-giocosa (come serio-giocosa è ben spesso la vita, intessuta di ‘dialettica delle passioni’, di comico e tragico) non può esaurirsi ancora, senza riconsiderare il ‘plesso degli anagrammi’ coniati e citati. E da questo punto di vista, se il primo, “Vana Libertà Colgo”, indicava una restrizione o limitazione di libertà; il terzo, in ordine cronostorico, “Ventaglio Calabro”, allude invece alla prospettiva, al futuro non come strada unica (avrebbe detto Fernand Braudel nelle ‘Lezioni sulla storia’), e che per ciò si apre a “ventaglio”, come Eugène Minkowskj, fenomenologo e psicologo, ha chiarito per l’avverbio “Verso…”, oggetto di un penetrante saggio di analisi semantica: là dove i punti di sospensione sono altrettanto – se non più – importanti della paroletta, in cui passa e spira il “soffio dell’umano”.
Ma, per trascorrere dalla iniziale “limitazione”, con senso di “restrizione”, all’orizzonte della libera scelta come la prospettiva dell’umano, paragonata al “ventaglio”, occorre pur sempre presupporre l’atto della “coscienza critica”, la “storia come pensiero” preparante e non determinante la “storia come azione”, insegna il Croce: dunque, nel contesto attuale di ‘filosofia minima’: “Cugì’ barese, seppi”. Senza il ‘seppi’ della historia rerum gestarum, senza la ‘memoria’, o mnemosyne, non si apre l’ aut – aut, l’ampio “ventaglio della scelta”, che forma l’orizzonte della decisione.
Ecco qui, ‘Dio è nel dettaglio’, Gott ist im Detail, conclusivamente viene a ripetersi, nel celebre motto di Aby Warburg.
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E si libera, così, ancora, lo schema della “teoria della tetrade”, la quaternità dei momenti-forme dello spirito umano, riguardata sotto la specie epistemologica.
1. Primo epigramma. 2. Secondo epigramma. 3. Terzo epigramma. 4. Loro interpretazione, nella visione sintetica del ‘giudizio’.
Il quarto ‘momento’ è dotato di Wirkung, intensa ‘efficacia’ ermeneutica in senso gadameriano, in quanto impegna le modalità del ‘giudicare’.
Come per i ‘quattro sensi delle scritture’, nel Convivio di Dante e nella XIII^ epistola a Cangrande della Scala, ai paragrafi 14-22: il letterale ( In exitu Israel de Aegypto: uscita del popolo d’Israele dall’Egitto ); l’allegorico ( la redenzione di Cristo ); il morale ( la conversione dell’anima dal peccato ); e l’anagogico o spirituale ( detto ‘sovrasenso’, quale l’uscita dell’anima dalla schiavitù terrena nella libertà della gloria celeste ).
Come per i ‘quattro sensi delle guise’ nella gnoseologia vichiana ( come “modalità”; oppure “forme” e “modificazioni della mente umana”; “modi categoriali” e funzioni del “passaggio” tra le forme spirituali; infine, “la guisa delle guise”, il sovrasenso logico che è il ‘buon senso’, nella facoltà del guidicare ).
Come per la Sofia, “quarta ipostasi della verità” ne La colonna e il fondamento della verità di Pavel Florenskj, coronamento del dogma trinitario per la suprema virtù della ‘intercessione’ e della ‘grazia’ assicurata dalla Vergine Maria, corrispettivo cristiano della icona ortodossa, e che finisce per inglobare tutte le virtù e potenze spirituali.
Come per il IV libro di Finnegans Wake, “Il Ricorso”, di James Joyce, dove l’apporto ermeneutico del genio irlandese si impone per il ricongiungimento del valore temporale del ‘ricorso’ ( il ‘ricomiciamento’ dopo nascita, ascesa e declino dell’individuo-oste di Dublino, come delle nazioni ) con l’aspetto strutturale dei “quattro”, ‘forme’ della filosofia dello spirito articolata per le quattro categorie ( estetica, logica, economica, etica ) nel sistema di Croce, prosecutore del Vico e alla propria volta maestro della modernità.
di Giuseppe Brescia