I veri conti dell’Alitalia: una voragine senza fine e senza costrutto
L’Alitalia è di nuovo in crisi. Le speranze di un bilancio in pareggio nel 2017 sono scomparse, si parla di un possibile pareggio verso il 2020 (se mai ci si arriverà).
Così continua a divorare denaro: un autentico pozzo senza fondo, un buco nero in cui tutti coloro che l’hanno guidata sono sprofondati.
Adesso si scopre quanto è davvero costata alla Stato, cioè a noi contribuenti: e i conti sono da capogiro, quanto un’autentica manovra, utilizzata per tappare il buco di un’unica azienda.
Infatti (dati dell’Ufficio Studi di Mediobanca):
- Iri e Tesoro nella loro qualità di azionisti hanno versato 5,3 miliardi in aumenti di capitale e garanzia, in parte ricompensati dai 2 miliardi di utili, dalle tasse pagate: in tutto circa 3,2 miliardi
- Per venderla ai privati lo Stato ha aggiunto 1,2 miliardi per garantire ai dipendenti prepensionamenti d’oro (80% della retribuzione senza fare nulla); 700 milioni di cassa integrazione; 1 miliardo tra prestiti ponte diventati carta straccia
- La gestione commissariale (cioè della vecchia Alitalia) è costata altri 4,1 miliardi
In pratica sono oltre 7,4 miliardi (una cifra con cui ora si potrebbe acquistare Lufthansa e Air France!).
A questo fiume di denaro vanno aggiunti gli 837 milioni di Colaninno & C andati tutti in fumo, i 323 versati da Air France (che appena ha potuto è fuggita perdendoci tutto il capitale investito), i 600 versati sinora da Etihad eccetera.
L’Alitalia non è più solo un’azienda fallita, è un buco nero che assorbe in continuazione soldi senza che si veda qualche soluzione.
È un esempio di come non si devono affrontare queste situazioni: il trionfo dello statalismo, dell’assistenzialismo, dei privilegi da mantenere a ogni costo. Tutto il mondo cambia, meno che nell’Alitalia, dove i dipendenti rifiutano di passare ad altre aziende (non perderebbero nulla, tranne certe sicurezze “improprie”), i piloti fanno carriera per anzianità (in Alitalia spesso gli aerei volano con due comandanti perché ci sono più comandanti, con stipendi elevatissimi, che aerei), le rotte non sono né a lungo raggio né low cost.
Se ci si fosse basati sulle leggi di mercato avremmo risparmiato tutta questa triste storia: l’Alitalia sarebbe fallita e sarebbe rinata su altre basi sicuramente più valide e sicure, basti vedere l’esempio di Swissair.
Quante opere pubbliche, quante infrastrutture si sarebbero potute fare con quei miliardi gettati in Alitalia senza scopo, solo per salvare privilegi ormai assurdi, clientele, amicizie politiche e amici compiacenti?
È questa una delle domande che dovremmo fare ai politici per evitare altri episodi del genere, come il caso Montepaschi, tanto per fare un esempio?
di Angelo Gazzaniga