L’Unione Europea chiama il grande piano di finanziamenti dopo covid “New Generation Fund” mentre in Italia tutti, Governo compreso, continuano a chiamarlo
“Recovery Fund”
Ma se invece di una semplice questione linguistica ci fosse dietro ben altro: cioè un diverso approccio al problema?
Infatti “New generation Fund” esprime nel nome quello che dovrebbe essere per l’Europa: debiti che impegnano le prossime generazioni in cambio di riforme strutturali che permettano loro una vita migliore; mentre “Recovery Fund” esprime un concetto di “ritorno”: debiti che permettano di tornare alla situazione pre-covid.
Differenza evidente se si confrontano le prime proposte fatta dalla Francia con quelle dell’Italia.
I francesi hanno giocato tutto su poche grandi iniziative indispensabili per dare un grande impulso verso la modernizzazione del Paese; in Italia invece le primi indiscrezioni sui progetti da presentare fanno pensare più a una maxi finanziaria del genere “assalto alla diligenza” che a un organico gruppo di progetti.
Innanzitutto la quantità delle risorse richieste: si tratterebbe di una spesa di oltre 600 miliardi a fronte di finanziamenti per poco più di 200…
Ma quello che fa pensare è il tipo di progetti: una serie infinita di piccoli progetti, il più possibile cari (secondo la logica del: se li chiedo io non li danno ad altri), il più possibile con inserita la parola magica “digitalizzazione” (perché richiesta dall’Europa) e il più possibile differenziati (c’è anche, ad esempio, la proposta di finanziare la ripavimentazione del piazzale del Ministero degli Esteri…).
Una congerie di proposte che si sovrappongono e che brillano per l’inutilità, tranne quella di accalappiarsi fondi quando sarebbe sufficiente far funzionare bene quello che c’è.
Un esempio è quello dei beni culturali che propongono di spendere 2,5 miliardi per digitalizzare il patrimonio culturale e 500 milioni per la connettività dei musei, quando non si riesce a far funzionare i siti dei singoli musei italiani che potrebbero tranquillamente pagarsi da soli.
Altro esempio quello del ministero per il Sud che chiede un miliardo per il progetto “One-to-One”: 10000 giovani assunti per 18 mesi per spiegare i computer ai giovani; una riedizione dei Navigator?
Il rischio di tutto questo? Sprecare un’occasione forse unica per rinnovare davvero l’Italia con contributi a pioggia che alla fine non cambiano nulla quando abbiamo tutti sotto gli occhi (e Libertates lo dice da vent’anni) le riforme davvero essenziali da fare: magistratura, semplificazione burocratica e legislativa, riduzione di leggi e centri amministrativi, ricerca scientifica e scuola, infrastrutture
di Angelo Gazzaniga