Indubbiamente Arcuri rappresenta un tipico “gran commis” italiano: presenzialista, esibizionista, collezionista di cariche, sempre pronto ad aiutare amici e amici degli amici: ma non facciamone un capro espiatorio!
Non tanto perché alcune sue scelte sono state sbagliate o intempestive, non tanto perché ha agito in momenti di assoluta emergenza, quanto per la situazione in cui è venuto a trovarsi.
Infatti da anni tutte le organizzazioni sanitarie mondiali avvertivano di una possibile ondata di contagi.
Ne avevamo avuto anticipazioni con Ebola, Sars, aviaria: tutte epidemie bloccate sul nascere grazie a scelte azzeccate e, diciamolo, anche tanta fortuna.
Proprio per questo avevano chiesto di prepararsi per una possibile e probabile epidemia mondiale.
Ebbene cosa è stato fatto in Italia? Nulla. Non erano state predisposte riserve di strumenti atti a sostenere almeno il primo impatto; la Protezione Civile, così efficiente in tanti eventi catastrofici, non è stata coinvolta;
ospedali, Asl, Regioni non hanno creato magazzini ad hoc;
i posti in terapia intensiva, tanto utili in questi casi, sono rimasti sottodimensionati rispetto alle necessità (la Germania ha il triplo di terapie intensive per migliaia di abitanti) perché sono reparti costosi e che non danno reddito;
alle Regioni è stato richiesto di predisporre piani per l’emergenza da aggiornare di anno in anno: tra le poche che lo hanno fatto c’è la Lombardia che però ha inviato ogni anno l’aggiornamento limitandosi con burocratica indifferenza, per non dire peggio, a fare un “copia-incolla” del piano dell’anno prima.
Troppo facile trovare il capo espiatorio: diamo tutte le colpe ad Arcuri e continuiamo come prima, sperando nello stellone e nella suprema arte italiana di arrangiarsi.
Occorre invece, anche in questo campo, una seria inchiesta su cosa non ha funzionato, non tanto per trovare i colpevoli, quanto per predisporre quelle misure che sono apparse necessarie per affrontare una prossima pandemia.
Un altro aspetto di quella riforma della burocrazia: più efficienza, meno sprechi, regole precise per tutti, chiara definizione di chi fa cosa che ci renderebbe finalmente europeo
di Angelo Gazzaniga