Non sottomettiamoci a Houellebecq

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L’ultimo romanzo di Houellebecq è un esempio di romanzo snob, franco centrico e neppure consapevole dei rapporti Islam-Occidente

Sottomissione di Michel Houellebecq è un romanzo noioso, “francesemente” snob e inutilmente intellettualistico. Lanciato come “profetico” dal sistema editoriale succube dell’isterismo post-Charlie, prospetta l’affermarsi della Fratellanza musulmana in Francia a future elezioni presidenziali. Una profezia mancata sul piano intellettuale nella misura in cui annuncia un ritorno reazionario di marca “medievale” in un’Europa che è viceversa, fin da questi giorni, ricompattata intorno al suo spirito repubblicano in funzione anti-jihadismo. Il francocentrismo di questo libro è d’altronde palese in ogni sfumatura terminologica, al punto che non sfugge a nessuno che assomigli più a un requiem decadentistico della Francia imbelle dell’estetismo – o dell’Occidente arreso al fallimento del moderno – che a un romanzo politico nel senso cogente del termine.
Ma il vero limite del libro è appunto al di là del suo mancato bersaglio. Il suo limite è letterario in senso stretto. È un libro in cui la digressione sovrasta pesantemente il narrato, dove l’ombelico del protagonista offre la sponda a speculazioni intellettualistiche di cui al lettore non importa alcunché. Lento, legnoso, pretenzioso nel suo accademismo di maniera, non avrebbe raccolto che qualche consenso di nicchia se non fosse comparso, fortunosamente e fortunatamente, in questo delicato frangente della storia francese. Ancora una volta, “erano una soluzione, quella gente”.
Ora la domanda è dunque: a quando un romanzo davvero consapevole sul rapporto fra Islam e Occidente? I casi letterari si sgonfiano nel giro del consumarsi dei fatti di attualità che li hanno gonfiati. È tempo di prescindere, nel giudizio sulla letteratura, da quanto ne fa un efficace strumento “usa e getta” dell’impero della polvere. A meno che non si voglia davvero credere che la letteratura sia morta e non resti in sua vece che l’editoria.
D’altronde Sottomissione è un romanzo pretestuale. Una trama ridotta all’essenziale per raccogliere, spalmata come marmellata aggettivante su un pane di per sé insipido, una mera digressione pseudo-accademica. Sarebbe stato più opportuno giocare la finzione “futuristica” in forma strettamente saggistica invece di usare surretiziamente la narrativa a tale scopo. Il nucleo del romanzo è infatti tutto e solo intellettuale, è speculativo in senso proprio. La “storia”, ovvero le vicende che vi sono narrate, sono puro collante per tale speculazione. Si riflette autoralmente – ex cathedra – molto più di quanto si invita a riflettere il lettore. E con grande dispendio di citazioni e riferimenti coltI si giunge al topolino della rivelazione finale: l’Occidente è nostalgico della sua unità, e solo Dio può assicurarla. Una tesi come tante che non si capisce perché debba fare l’oggetto di un libro di questa fatta. Tanto più che ci racconta di una decadenza evidente e sotto gli occhi di tutti, che solo una certa “furbizia” intellettuale può immaginare risolta dall’Islam e dal nostro ritorno ai vantaggi del comunitarismo di marca islamica.
Non entrerò nel terreno del citazionismo di cui il libro è infarcito. Ogni singolo riferimento – a partire da quello, ridondante e cattedratico, a Huysmans – è infatti passibile di ogni sorta di controcanto. Ma rileverò che alla letteratura contemporanea manca soprattutto – e questo ne è un caso eloquente – un rapporto immediato con la propria realtà reale. Con quanto della realtà andrebbe percepito fuori dai suoi categorismi intellettualistici e schematismi speculativi. La realtà islamica va ben al di là, nel suo vissuto, dei precetti esteriori in cui la inquadra Houellebecq, concentrando tutta la sua attenzione su quel “fantasioso” ritorno alla famiglia, alla poligamia opportunistica, a quella (inventata) sottomissione delle donne, a quel loro ritrarsi dal mondo del lavoro, a quello strategismo politico che supera le contrapposizioni sinistra-destra di cui l’autore intride la sua rappresentazione dell’Islam.
Ma purtroppo questo è uno dei segni della decadenza europea. Per raccontarci l’Islam ci affidiamo a un “professore” – che lo sia o meno lo stesso Houellebecq – che si perita di narrarcelo dalla prospettiva di un euroletteralismo persino stucchevole.

Marco Alloni

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