Dopo l’esperienza generosa ma fallimentare della Società delle Nazioni che, nata come punto d’incontro tra le diplomazie, non aveva retto all’aggressività di Germania e Italia non avendo alcuna possibilità di intervento oltre quella diplomatica sono state create nel Secondo Dopoguerra le Nazioni Unite.
Esse avrebbero essere non solo un punto di incontro mondiale, ma anche una struttura in grado di intervenire, anche militarmente, in casi di scontri tra le nazioni.
In effetti all’inizio è stato così e l’ONU è addirittura intervenuta nel caso dell’aggressione della Corea del Nord con un intervento (la Guerra di Corea) che è durato anni e che ha visto la partecipazione di decine di Paesi: anche dell’Italia (che mandò strutture sanitarie).
Poi a poco a poco l’ONU si è trasformata in un gigantesco carrozzone, in una burocrazia tanto inefficiente quanto costosa (altro che la burocrazia della UE!) che produce una massa di interventi, di documenti a cui sempre meno si presta interesse.
Anche gli interventi umanitari e le operazioni di interposizione tra opposte fazioni si sono via via ridotte a operazioni o inutili (perché in caso di autentica guerra la forza di interposizione se ne è andata abbandonando il campo) o fallimentari (come l’intervento a Srebrenica quando le truppe ONU assistettero senza intervenire ai massacri e dovette intervenire la Nato per bloccare la Serbia).
Urge una riforma dell’ONU, pena la sua progressiva perdita di credibilità.
Primo atto dovrebbe essere quello di togliere il diritto di veto assicurato nel Consiglio di Sicurezza (quello che prende le vere decisioni esecutive) alla potenze vincitrici della Seconda Guerra mondiale: è sufficiente che una decisione non sia gradita a uno dei “Grandi” per bloccare tutto.
Lo si è visto in questi giorni nel caso dell’Ucraina: i tentativi di mediazione vanno dai turchi ai cinesi, dal Vaticano alla Francia, ma l’Onu, che dovrebbe essere il vero attore di questi tentativi e l’ispiratore di misure contro la guerra e i massacri di civili, tace perché bloccato dal veto della Russia.
I suoi interventi avvengono praticamente solo in caso di guerre o scontri tra paesi africani, anche li con risultati modestissimi.
Altro punto dovrebbe essere quello di affidare la responsabilità delle commissioni più importanti a personaggi (e Stati) che rispettino lo statuto dell’Onu: vedere il Consiglio per i diritti umani formato (e addirittura presieduto) da Stati che hanno sistematicamente violato quella Dichiarazione universale dei diritti umani che è stata uno dei pilastri dell’Onu fa male soprattutto alla credibilità dell’ente.
Ma a chi spetta questa iniziativa?
Nessuno si muove forse perché un’Onu impotente fa comodo?
PS dopo la guerra di Ucraina forse ci si è accorti che è giunto il momento di riformare il Consiglio di Sicurezza e la regola del veto: sarà la volta buona?
Perché un Onu efficiente è una garanzia di pace per tutti
di Angelo Gazzaniga