Forse anche in Italia cominciamo a capire che se non c’è efficienza non si può andare avanti: ma sarà vero?
Dopo la “partenza” del Maestro Muti dalla direzione dell’Opera di Roma: partenza dovuta, come dichiarato da lui a chiare lettere, e confermato dagli altri responsabile del teatro a una protesta di alcuni orchestrali molto più simile ad una difesa dei privilegi di casta che a una protesta sindacale, siamo arrivati al dunque.
Di fronte a un crollo sensibile di abbonamenti e biglietti (crollo inevitabile e prevedibile) la voragine nei conti dell’Ente si è ulteriormente allargata.
A questo punto si sarebbe potuto far finta di niente: lasciare tutto come prima, ripianare il debito con soldi pubblici, magari appellandosi agli interessi della cultura ecc ecc.. Così a pagare sarebbero stati i cittadini a cui si tolgono servizi essenziali per mantenere in vita enti ormai decotti..
Invece il consiglio di amministrazione con il sindaco Marino in testa (e chi l’avrebbe mai detto!) ha preso una decisione rivoluzionaria, almeno per un Paese come l’Italia; una decisione autenticamente liberale: visto che la situazione non è più sostenibile, che per il comportamento irresponsabile di pochi la situazione è precipitata se ne sono tratte le logiche conclusioni: tutti a casa coloro che hanno impedito il risanamento dell’Ente, che hanno anteposto i loro interessi di casta e particolari agli interessi degli altri lavoratori e dei cittadini.
Era ora, vorremmo dire, che la logica del mercato, della concorrenza finalmente facesse capolino anche nelle amministrazioni pubbliche (addirittura di sinistra quale quella di Roma) ma…
Il provvedimento è stato preso e approvato, ma andrà applicato tra 75 giorni; nel frattempo si tenterà di trovare una soluzione.
Ciò è senz’altro giusto e condivisibile: prima di mettere sul lastrico delle persone bisogna cercare tutte le possibili vie d’uscita; ma occorre che questo non sia il solito escamotage “all’italiana”: per non affrontare lo sdegno dei cittadini che si troverebbero a pagare le inefficienze del sistema pubblico, prima si fa la voce grossa, si minaccia e poi, quando tutto è passato nel dimenticatoio, ci si accorda per una soluzione buona per tutti: far pagare ai cittadini ignari.
Aspettiamo per vedere come andrà effettivamente a finire
Angelo Gazzaniga