La TASI: un esempio macroscopico di come un’imposta semplice e lineare sia diventata un incubo per i cittadini
La Tasi, come dice il suo stesso nome, è una tassa sui servizi indivisibili prestati dai Comuni ai cittadini.
Si tratta pertanto di una tassa che è fondamentalmente il corrispettivo che i cittadini devono al proprio comune (o meglio, al Comune in cui si trova un loro immobile) per quanto fornito loro: dalla manutenzione delle strade, alle fognature, dall’illuminazione pubblica alla vigilanza urbana.
Il proprietario paga esattamente come paga la fattura dell’energia elettrica, con la sola differenza che nel caso della Tasi le prestazioni non si possono quantificare: sono appunto indivisibili.
Ovvia conseguenza: come la bolletta dell’elettricità è uguale per tutti (ovviamente a parità di consumi) così la Tasi dovrebbe essere uguale per ogni immobile: sia esso prima o seconda casa, abitato o meno, usufruisce sempre in maniera uguale delle prestazioni del Comune.
Quindi stessa aliquota, niente esenzioni o sconti: una tassa semplicissima da calcolare e da controllare.
Invece, dopo tanti ripensamenti e rifacimenti, è nata una tassa complicatissima da calcolare: ogni Comune adotta un regolamento diverso con aliquote, esenzioni e sconti diversi l’uno dall’altro.
La sperequazione più evidente è quella tra prima e seconda casa: la prima casa paga un’aliquota (a Milano) del 5 per mille, le seconde case dell’1,8 per mille . Un non-senso giustificato solo dal fine ultimo e non dichiarato di questa Tasi: far incassare ai Comuni un po’ dell’IMU che hanno perso con l’esenzione per la prima casa (e infatti la Tasi per la prima casa è il triplo di quella sulle seconde case).
Senza dimenticare la parziale imputazione a carico dell’eventuale inquilino che paga il 10%: nella maggior parte dei casi questi dovrebbe pagare un’imposta di 10-20 euro!!!
Insomma il solito pasticcio all’italiana che tra compromessi politici, desiderio di accontentare tutti, burocrazia invadente e pasticciona, malintesa equità fiscale (l’elenco delle detrazioni per il Comune di Milano riempie tre pagine!) ha partorito un’imposta che diventa iniqua non tanto per l’importo quanto per la complessità dell’impianto e il groviglio di regolamenti. Per un cittadino normale il costo del commercialista che s’incarica dei calcoli rischia di essere superiore a quello della tassa stessa.
Ecco perché noi di Libertates chiediamo una semplificazione della burocrazia e delle leggi: è un’operazione che non costerebbe nulla allo Stato, ma che permetterebbe al cittadino di sapere perché e come paga un corrispettivo dovuto e non di essere considerato un suddito a cui si chiede solo di pagare e non capire.
Angelo Gazzaniga