Senza alcuna legislazione specifica, alcuni Giudici, quasi sempre per ragioni formali, mettono in discussione alcune parti dei Patti di non concorrenza, liberamente sottoscritti fra Azienda e collaboratore scientifico. Ciò malgrado retribuzioni di alto livello e collaboratori laureati o diplomati, certamente capaci di contrattare i propri accordi.
La moderna collaborazione è ormai basata su criteri del tipo illustrato nel
“Il mondo del lavoro è cambiato e in troppi credono di essere ancora nell’800” – Adriano Teso -14-08-08.
Molte di queste sentenze vengono poi riformate, ma i tempi sono troppo lunghi per la protezione del Know How, disincentivando, così, gl’ investimenti e lo sviluppo. Resta più facile “rubarlo” alla concorrenza.
Omai è solo acquistabile all’estero, dove i contratti e le protezioni delle proprietà sono efficaci e le sentenze tempestive e pesanti. Così come i sistemi di controllo ed indagine permettono alle aziende di proteggersi meglio. Molti ormai creano strade per poter celebrare i processi in altre nazioni.
L’art. 41 della Costituzione stabilisce l’autonomia dell’imprenditore ma il tutto deve essere svolto in un contesto di non pretestuosità quindi fornire degli elementi di congruità e ragionevolezza. Spesso non vengono presi in considerazioni gli elementi congruità e ragionevolezza.
Sul patto di non concorrenza serve una legge che specifichi chiaramente e quindi tolga dalla discrezionalità del giudice:
- definizione della congruenza economica;
- conseguenze certe di nullità della assunzione vietata;
- obbligo dell’azienda che ha assunto in presenza di un patto di non concorrenza di chiudere il rapporto
e pagamento di danni;