Per favore, niente politica alla Corte Costituzionale

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Quale funzione dovrebbe avere la Corte Costituzionale?

Nel nostro paese vi sono alcune personalità con cariche importanti che, seppure di indubbia preparazione, cultura ed autorevolezza, si ritengono depositari di verità assolute e non al servizio del paese. Nel corso delle cerimonie per il cinquantennio della Corte Costituzionale di dieci anni fa, uno di essi affermò: “La giustizia costituzionale è una funzione della repubblica, non della democrazia. Le corti possono sembrare ospiti sgraditi in casa d’altri, la democrazia: ma sono padroni in casa propria, la repubblica. Ma la casa è una sola, la repubblica democratica…”. Quindi la Corte Costituzionale sarebbe aliena alla democrazia ! E padrona in casa propria, non al servizio del paese.
Premesso che stati perfettamente democratici sono anche alcune monarchie che continuano ad essere tali per volere dei cittadini e che parlare solo di repubbliche è improprio, le Corti, come ogni altra istituzione dello stato democratico, sono al servizio della democrazia stessa e non possono avere un ruolo ad essa contrapposto. E pare anche improprio considerare democrazia e repubblica (monarchia) due entità separate, seppure sotto uno stesso tetto, poiché la democrazia è la concezione dello stato come voluto dalla volontà del popolo sovrano e repubblica (monarchia) ne è il contenuto organizzativo.
Su questo tema, seppure complesso, che crea dibattiti a non finire di tanti esperti o presunti tali, si puo’ ragionare con semplicità ed ingenua razionalità.
Sintetizzando avvenimenti e travagli storici diversi, avvenuti nel tempo, si può dire che le democrazie hanno voluto come piedestallo dello stato la Costituzione, punto di riferimento certo del loro essere garanzia per i cittadini del rispetto di certi principi e valori e, quindi, testo imprescindibile di riferimento di ogni legge.
Essendo la Costituzione, per motivi pratici, un documento di sintesi, si è ravvisata la possibilità che la complessità e la molteplicità delle deliberazioni legislative, anche a seguito di travagli e compromessi parlamentri tra idee e convinzioni contrapposte, potessero portare a compimento leggi non completamente rispettose del dettame costituzionale, si presume, nella stragrande maggioranza dei casi, in buona fede. Pertanto si è creata la necessità di un ente elettivo, composto da personalità di indubbia competenza e serenità di giudizio, atto a verificare il rispetto della Costituzione da parte di ogni deliberazione parlamentare. La Corte Costituzionale appunto.
Da quanto precede deriva che le delibere della Corte dovrebbero essere, nei limiti delle umane debolezze, totalmente oggettive, scevre da ogni sfumatura politica, libere da pregiudizi laici e religiosi. Non è sempre così in alcuni paesi, Italia compresa, ma il principio della indifferenza ad ogni considerazione che non sia meramente oggettiva relativamente al testo ed allo spirito della Costituzione va difeso e, per quanto possibile, rispettato. Altrimente le Corti perdono il prestigio e l’utilità di essere supremi organi di garanzia.
Alcune costituzioni, come quella italiana, sono relativamente recenti, altre, come quella statunitense, risalgono a secoli fa. Come ogni opera umana, tuttavia, anche le Costituzioni, recenti od annose che siano, invecchiano e, fatti salvi alcuni principi e valori fondamentali che fanno parte delle nostre civiltà occidentali, sono figlie del loro tempo. Quasi tutte risentono, oggi, quale più quale meno, dei cambiati contesti morali, economici, sociali. Pertanto sono le Costituzioni che dovrebbero essere soggette a prudenti, ponderati, meditati aggiornamenti e non devono essere le Corti Costituzionali a dover surrogare all’usura del tempo. Altrimenti escono dal loro ruolo di garanzia e diventano organi politici.
Quindi, il problema non è tanto del come le Corti Costituzionali debbano operare ed interpretare, quanto di aggiornare periodicamente le Costituzione
Come ? Questa è la difficoltà, perché, se è vero che una legge suprema, in quanto tale, non puo’ essere modificata ad ogni stormir di fronde è altrettanto vero che, variando la società in tutte le sue manifestazioni materiali e spirituali, anche la legge suprema deve aggiornarsi.
Questa constatazione potrebbe suscitare un interessante dibattito tra giuristi di alta caratura e politici intellettualmente onesti. Prendendo spunto, per esempio, dalla seguente ipotesi.
La Costituzione potrebbe avere una parte fissa per quanto attiene ai valori fondamentali che fanno parte della tradizione e delle convinzioni della stragrande maggioranza dei cittadini ed una parte riconsiderabile ogni tot anni per quanto attiene alle disposizioni piu’ concrete che riguardano l’organizzazione e la vita di uno stato.
Gli strumenti per organizzare le democrazie sono obsoleti perché concepiti tanto tempo fa. Una rinfrescata serena, al di sopra delle contrapposizioni politiche, sarebbe salutare.

di Ettore Falconieri

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